Articoli con tag Crisi

Hobo-Laboratorio dei saperi comuni – Giardini di via Filippo Re (Bologna)

IKEAAssemblea con studenti e precari. Negli ultimi mesi le lotte nel settore della logistica hanno mostrato che nella crisi è possibile produrre conflitto e vincere. Hanno mostrato che il ricatto esercitato dalle cooperative sui lavoratori può essere spezzato, un insegnamento prezioso per i sempre più numerosi precari e studenti che all’interno delle cooperative, lavorano con orarai infami, salari ridicoli e nella più assoluta mancanza di garanzie contrattuali. Per costruire un terreno comune di lotta contro lo sfruttamento generalizzato sul lavoro dentro la crisi, Hobo-Laboratorio dei saperi comuni convoca un’assemblea in vista dello sciopero generale del settore il 15 marzo. Partecipano precari, studenti e lavoratori della logistica.

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Dalla parte dei migranti, per la chiusura di Casa Pound

Da qualche mese, a Bologna, viene concessa una larga agibilità politica a una associazione neo-fascista denominata Casa Pound.

A distanza di quasi un anno non abbiamo certo dimenticato quanto accaduto a Firenze quando un militante di Casa Pound ha ferito tre migranti uccidendone altri due. Di qualche giorno fa sono poi le notizie delle “ronde anti-immigrati” in Abruzzo e la costituzione della prima cellula italiana di “Alba Dorata”, partito neonazista greco. Non abbiamo dimenticato, ed è per questo che non permetteremo che tutto ciò accada ancora e non abbasseremo la guardia contro i fascisti di ieri e di oggi.

Ormai in diverse parti d’Italia gruppi neo-fascisti perseguitano i migranti con atti violenti. Noi, migranti e italiani, non possiamo permettere che il fascismo continui a ottenere spazi di visibilità.

Noi sappiamo inoltre che una legge, la Bossi-Fini, quotidianamente ricatta milioni di migranti legando il permesso di soggiorno al contratto di lavoro. Le leggi dello Stato trattano i migranti come uomini e donne che possono essere espulsi anche dopo anni di lavoro in Italia. Uomini e donne che possono essere rinchiusi nei Cie e privati della loro libertà. Da anni diciamo che la Bossi-Fini va abolita e anche in questa occasione di rifiuto di tutti i fascismi lo ribadiamo ad alta voce.

Sappiamo anche che con la crisi economica i migranti pagano il prezzo più alto a causa del razzismo istituzionale. Nella crisi, le leggi vedono nei migranti i lavoratori che possono essere sacrificati per primi, sempre messi alla prova, come corpi estranei. Ovunque i datori di lavoro si sentono in diritto di trattare i migranti come oggetti, tanto più se ci si ribella contro lo sfruttamento: è successo a Rosarno come a Mantova.

Mentre molti migranti perdono il permesso di soggiorno e vedono le proprie famiglie dividersi a causa della crisi, gruppi apertamente razzisti si sentono tutelati, liberi di muoversi, e ottengono sedi per riunirsi e agibilità politica.

Noi pensiamo che il razzismo istituzionale e il razzismo di Casa Pound non possono trovare spazio in questa città . Noi, migranti e italiani, rifiutiamo i gruppi fascisti e lottiamo contro il razzismo istituzionale e la legge Bossi-Fini.

A Bologna, città che tanto ha dato alla lotta antifascista e che tutt’oggi è attraversata da molte pratiche, gruppi e associazioni politiche e culturali uniti nel nome dell’antifascismo e dell’antirazzismo, la presenza di uno spazio politico affidato a Casa Pound è inaccettabile.

Per queste ragioni sosteniamo la manifestazione del 24 novembre per l’immediata chiusura di Casa Pound. Perché saremo noi, migranti e italiani, a togliere il permesso a tutte le forme di razzismo e fascismo.

Per la libertà dei migranti e contro ogni fascismo!

Coordinamento Migranti Bologna – S.I.M. XM24 – Connessioni Precarie – Sportello medico giuridico Al-Sirat

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Migrazioni, esclusioni, crisi del welfare. Presentazione di Burned Identities

Giovedì 22 novembre 2012, ore 18
TPO, Via Casarini 17/5 Bologna

Migrazioni, esclusioni, crisi del welfare

Presentazione della pubblicazione Burned Identities
Appunti e riflessioni dopo lo sportello mobile a cura di ass. Ya Basta! su immigrazione e percorsi escludenti in città

Nel tempo della crisi la legge sull’immigrazione, i tagli al welfare e il controllo securitario hanno trasformato la città in fabbrica dell’esclusione, riducendo i migranti a corpi da sfruttare, rinchiudere, dimenticare. Quale rapporto tra gli attori del territorio e la vita dei migranti non accolti e clandestinizzati? Quale idea di città e di politiche sociali si sta disegnando? Ne discutiamo con centri sociali, associazioni, cooperative sociali e tutti gli interessati.

Incontro/tavola rotonda

Intervengono
Maurizio Bergamaschi (Università di Bologna)
Alessandro Tortelli (Associazione Piazza Grande)
Valerio Monteventi (Vag 61)
Manila Ricci (operatrice sociale, ass. Rumore Sinistri)
Filippo Nuzzi (educatore sociale)
Luciano Serio (Referente strutture bassa soglia per Coop Dolce)
Giacomo Rossi (Referente centro SPRAR Cabrini) Neva Cocchi (Sportello Migranti TPO)

A cura di
Associazione Ya Basta! Bologna
Associazione Mooladé

in collaborazione con Progetto Meltingpot Europa

Realizzato insieme a VolaBO nell’ambito del Progetto “Plein Air Plein Droit” – 2011

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Posizione dei migranti dopo l’incontro con Questura e Prefettura

Noi non ce ne andiamo!

Dopo quattro mesi il Coordinamento Migranti di Bologna e Provincia è riuscito a incontrare i vertici dell’ufficio stranieri della Questura e quelli dello Sportello unico immigrazione della Prefettura al fine di ottenere delle risposte, dopo le richieste presentate durante il presidio del 30 giugno. Queste richieste riguardano ambiti in cui questi organi possono adottare un’interpretazione meno restrittiva della legge rispetto a quanto accaduto fino a oggi. Le nostre richieste sono state chiare, ma le risposte che ci sono state fornite sono state confuse. L’incontro ha reso evidente che Prefettura e Questura si continuano a nascondere dietro a un folto corpo di leggi, prassi e abitudini che sembrano impedire qualunque cambiamento.

 

·         Con riferimento alla questione dei contributi INPS, Questura e Prefettura hanno affermato che attraverso nuovi protocolli tra amministrazioni, i migranti non sono obbligati a portare il rendiconto dei contributi INPS in Questura. Il venir meno di questa vessazione, però, non risolve il problema: il versamento dei contributi continua a essere considerato un requisito necessario per il rinnovo del PDS. Il peso è scaricato interamente sui migranti, il cui PDS è messo a rischio dai ritardi o dall’evasione fiscale dei datori di lavoro, rendendo evidente la disparità di trattamento.

·         Per quanto riguarda i requisiti di reddito i rappresentanti di Questura e Prefettura hanno affermato che, a fronte di una legge che lega il permesso di soggiorno al lavoro e alla situazione economica dei migranti, loro sono tenuti a controllare non soltanto la condizione presente dei richiedenti, ma anche la condizione passata, al fine di verificare la sussistenza di fonti lecite di sostentamento.

Risulta però evidente che su questo punto come su altri non vi sia né univocità né chiarezza sui modi e sull’estensione di tali verifiche. Questo lascia ampi margini di manovra e discrezionalità agli uffici competenti. I vertici di Questura e Prefettura confermano ciò dichiarando che, in questi casi, la loro prassi si rifà alla giurisprudenza. Nei casi di poca chiarezza, dichiarano di rifarsi ai pronunciamenti del Consiglio di Stato, in particolare ad un risalente al mese scorso, in cui sarebbe confermata la necessità di controllare i redditi e i contributi passati prima di rilasciare il permesso di soggiorno. Di fronte a ciò, rileviamo come vi siano diversi pronunciamenti del Consiglio di Stato, non tutti univoci e non sempre obbligatori. Il problema da noi sollevato riguarda la mancanza di volontà e di coraggio, per adottare una prassi che sia estensiva e inauguri una nuova giurisprudenza capace di rispondere ai drammatici problemi prodotti dalla crisi economica. Questura e Prefettura non possono trincerarsi dietro tali pronunciamenti per legittimare ex-post una prassi che deriva da scelte e non da necessità.

Ne è un esempio anche la durata del permesso di soggiorno per ricerca lavoro, sempre applicata avendo come riferimento la durata minima prevista dalla legge, ora passata a 12 mesi dopo i precedenti 6. Nulla impedisce agli uffici competenti di estendere tale durata a 24 mesi, nel contesto di crisi che stiamo vivendo. Ma questo non accade.

Questura e Prefettura dichiarano che tutti questi controlli vanno nella direzione di tutelare l’interesse dello Stato e del lavoratore nel controllare l’eventuale presenza di lavoro nero. Una motivazione a dir poco sorprendente: tali controlli hanno come effetto probabile il diniego del permesso di soggiorno, e dunque la clandestinizzazione dei migranti, ed è noto che senza un permesso valido non è possibile accedere a un lavoro regolare. Inoltre, avere un lavoro non significa poter rinnovare il permesso, in un “mercato del lavoro” caratterizzato strutturalmente da rapporti di lavoro precari, sottopagati, cosiddetti in nero o comunque non formalizzati. Una realtà che gli organi dello Stato fingono di ignorare. Tutto il peso di tale situazione cade sui lavoratori: oltre all’assenza di ogni minima tutela che caratterizza questi rapporti di lavoro, Prefettura e Questura di Bologna ci hanno praticamente detto che mettere a rischio anche il permesso di soggiorno è un favore che fanno ai lavoratori migranti.

A noi sembra, invece, che queste procedure complichino volutamente il rinnovo del permesso di soggiorno, anche in presenza di un contratto di lavoro regolare e attualmente in essere, con l’effetto di condannare la disoccupazione passata e rendere impossibile la vita dei migranti in una situazione in cui il lavoro è sempre più precario e la disoccupazione dilaga.

Durante l’incontro, i responsabili di Questura e Prefettura hanno affermato che questi controlli sono motivati anche dalla necessità di evitare che persone che non contribuiscono alla fiscalità generale poi abbiano il beneficio di servizi pagati da suddetta fiscalità. Ma di quali benefici parlano? Di fatto, in questo modo i migranti, che secondo tutti i dati hanno largamente contribuito in questi anni alle finanze dello Stato, prima pagano, poi vengono eliminati per via burocratica nel momento di difficoltà. Addirittura, hanno detto che sono fatti per garantire il diritto alla pensione: forse non sanno che i migranti rischiano di perdere tutti i contributi versati se perdono il permesso di soggiorno?

Ne risulta un quadro agghiacciante, in cui i migranti vengono usati come emblema di un finta lotta all’evasione fiscale, al lavoro nero, alla crisi del welfare. Queste lotte per noi sono solo lotte contro i migranti e contro i lavoratori, che vengono così presi in giro in nome di quel razzismo istituzionale per cui le difficoltà economiche diventano un giudizio morale sui migranti e le loro condotte di vita.

Mentre si pongono come puri esecutori della legge e garanti dell’ordine pubblico, di fronte alla richiesta di aprire uno sportello informazioni, Questura e Prefettura dichiarano di fatto di non riuscire per carenza di personale e di risorse. Negando così il diritto di informazione a un cittadino straniero dello stato della sua pratica, poiché l’accesso al servizio mail non è universale come vorrebbero far credere.

Nello stesso contesto di carenza di personale ci è stato detto che l’attesa di un permesso di soggiorno, che non dovrebbe essere più lunga di 40 giorni, dipende dal personale che hanno a disposizione e quindi ora l’attesa di un PDS è più di tre mesi, senza un sportello informazioni e senza nessuna certezza di ottenere informazioni sul sito internet dove dovrebbe essere possibile avere aggiornamenti della pratica. Tradotto: Questura e Prefettura di Bologna, di fronte alle legittime richieste e proteste dei migranti, dichiarano di essere sotto organico rispetto ai compiti che la legge attribuisce loro nell’espletazione delle pratiche relative ai permessi di soggiorno. Inoltre, che non ci sarebbero i soldi per riparare l’unico bagno presente all’Ufficio Stranieri di via Bovi Campeggi, dove i migranti sono costretti a rimanere in attesa anche per ore.

Il comportamento che spesso assumono gli agenti e il personale presente nei confronti dei migranti, che comprende maleducazione ed epiteti razzisti pronunciati ad alta voce, è noto a tutti coloro che abbiano avuto bisogno di recarsi in Questura per questi motivi. La verità è che non avere un punto informativo ha il solo scopo di tenere i migranti lontani dagli occhi pubblici. La ridicola controproposta di una buchetta dove i migranti possono mettere le loro richieste denota il livello di serietà di certe posizioni.

I principali sindacati e associazioni di questa città hanno deciso negli anni di collaborare al fine di nascondere questi problemi, accontentandosi di ottenere soluzioni parziali a problemi particolari, offrendo anche i propri uffici stranieri per evitare il caos che questa legge produce. Noi pensiamo invece che sia ora di prendere atto che di fronte a queste leggi sull’immigrazione e l’impatto della crisi economica su tutti i lavoratori e le lavoratrici, non è possibile mantenere una posizione di mediazione. L’impegno per risolvere situazioni particolari non può continuare a essere un alibi per evitare di assumersi la responsabilità della lotta al razzismo istituzionale e contro la legge Bossi-Fini. Questo è quello che noi continueremo a fare.

30/10/2012

Coordinamento Migranti Bologna e provincia

http://coordinamentomigranti.org/

coo.migra.bo@gmail.com

327.57.82.056

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Migranti: il Coordinamento incontra Questura e Prefettura

Il Coordinamento Migranti Bologna incontrerà nei prossimi giorni i funzionari di Questura e Prefettura, per ascoltare quali soluzioni siano state approntate per rispondere ai gravi problemi che la crisi economica e la legislazione italiana stanno causando alle migranti, ai migranti e alle loro famiglie. Il 30 giugno scorso, i migranti hanno presentato ai funzionari una lista delle più gravi problematiche e di possibili soluzioni. In particolare, denunciando come l’interpretazione restrittiva della legge data dagli uffici Bolognesi, e quelle che abbiamo definito “male pratiche”, abbiano aumentato notevolmente le difficoltà dei migranti nel mantenimento del permesso di soggiorno (le motivazioni sono sintetizzate nel documento in allegato). Siamo rimasti in attesa di un nuovo incontro per mesi, mentre gli stessi problemi hanno continuato a minacciare la vita degli oltre 50.000 migranti che vivono a Bologna. Ora pretendiamo delle risposte e delle buone pratiche per alleggerire, in questo momento di crisi economica, il peso del razzismo istituzionale sulla vita di questi lavoratori, lavoratrici e delle loro famiglie.

 

Per presentare agli organi d’informazione e alla città un resoconto dettagliato dell’incontro, è convocata una conferenza stampa (leggi il Comunicato Stampa)

martedì 30 ottobre, alle ore 12:00 presso il Bar La Linea, piazza Re Enzo, Bologna.


Coordinamento Migranti Bologna e Provincia

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Summer school “Global health and migration: interdisciplinary tools to tackle health inequalities” e seminario su Globalizzazione, crisi e attivismo

 

Il CSI (Centro di Salute Internazionale) dell’Universita` di Bologna organizza dal 27 Agosto al 7 Settembre una summer school in inglese sul tema della salute e migrazione dal titolo: “Global health and migration: interdisciplinary tools to tackle health inequalities”. http://www.csiunibo.org

 

Nell’ambito di questa summer school, a cui parteciperanno studenti di altre otto universita` in Europa, oltre a Bologna [ (University of Bologna (Italy), Ca’ Foscari University of Venice (Italy), University of Valencia (Spain), London Metropolitan University (UK), Ege Üniversitesi (Izmir, Turkey), Aristoteleio Panepistimio Thessalonikis (Greece), Charité Universitätsmedizin (Berlin, Germany), New Bulgarian University (Sofia, Bulgaria), University of Geneva (Switzerland) ] un pomeriggio (il 6 settembre) verra` dedicato alla conoscenza di alcune associazioni, centri sociali, luoghi che sono attivi nell’ambito della migrazione e/o salute in città. Ci sembra infatti parte integrante della summer school far conoscere in maniera diretta ai partecipanti l’esperienza di chi quotidianamente agisce in questi campi per avere un’idea di quali luoghi di attivismo/incontro…sono presenti a Bologna.

 

Sarà interessante durante quel pomeriggio incontrarsi con le realtà che all’interno di XM lavorano e collaborano in diversi modi con i migranti, quali la SIM, Al-Sirat, il Coordinamento e Migranda. Basterebbe che qualcuno/a di queste diverse realta` fosse presente il 6 pomeriggio (per un paio d’ore) per raccontarne la storia, le motivazioni, l’esperienza e magari far nascere una discussione/dibattito/confronto con i partecipanti della summer school.
Intanto il 3 settembre si terra’ al Vag  una conferenza su “Globalizzazione, crisi e attivismo: il ruolo del People’s Health Movement” e che sara’ parte della summer school su Globah Health and Migration.

 

 

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