Archivio per la categoria Appelli

Posizione dei migranti dopo l’incontro con Questura e Prefettura

Noi non ce ne andiamo!

Dopo quattro mesi il Coordinamento Migranti di Bologna e Provincia è riuscito a incontrare i vertici dell’ufficio stranieri della Questura e quelli dello Sportello unico immigrazione della Prefettura al fine di ottenere delle risposte, dopo le richieste presentate durante il presidio del 30 giugno. Queste richieste riguardano ambiti in cui questi organi possono adottare un’interpretazione meno restrittiva della legge rispetto a quanto accaduto fino a oggi. Le nostre richieste sono state chiare, ma le risposte che ci sono state fornite sono state confuse. L’incontro ha reso evidente che Prefettura e Questura si continuano a nascondere dietro a un folto corpo di leggi, prassi e abitudini che sembrano impedire qualunque cambiamento.

 

·         Con riferimento alla questione dei contributi INPS, Questura e Prefettura hanno affermato che attraverso nuovi protocolli tra amministrazioni, i migranti non sono obbligati a portare il rendiconto dei contributi INPS in Questura. Il venir meno di questa vessazione, però, non risolve il problema: il versamento dei contributi continua a essere considerato un requisito necessario per il rinnovo del PDS. Il peso è scaricato interamente sui migranti, il cui PDS è messo a rischio dai ritardi o dall’evasione fiscale dei datori di lavoro, rendendo evidente la disparità di trattamento.

·         Per quanto riguarda i requisiti di reddito i rappresentanti di Questura e Prefettura hanno affermato che, a fronte di una legge che lega il permesso di soggiorno al lavoro e alla situazione economica dei migranti, loro sono tenuti a controllare non soltanto la condizione presente dei richiedenti, ma anche la condizione passata, al fine di verificare la sussistenza di fonti lecite di sostentamento.

Risulta però evidente che su questo punto come su altri non vi sia né univocità né chiarezza sui modi e sull’estensione di tali verifiche. Questo lascia ampi margini di manovra e discrezionalità agli uffici competenti. I vertici di Questura e Prefettura confermano ciò dichiarando che, in questi casi, la loro prassi si rifà alla giurisprudenza. Nei casi di poca chiarezza, dichiarano di rifarsi ai pronunciamenti del Consiglio di Stato, in particolare ad un risalente al mese scorso, in cui sarebbe confermata la necessità di controllare i redditi e i contributi passati prima di rilasciare il permesso di soggiorno. Di fronte a ciò, rileviamo come vi siano diversi pronunciamenti del Consiglio di Stato, non tutti univoci e non sempre obbligatori. Il problema da noi sollevato riguarda la mancanza di volontà e di coraggio, per adottare una prassi che sia estensiva e inauguri una nuova giurisprudenza capace di rispondere ai drammatici problemi prodotti dalla crisi economica. Questura e Prefettura non possono trincerarsi dietro tali pronunciamenti per legittimare ex-post una prassi che deriva da scelte e non da necessità.

Ne è un esempio anche la durata del permesso di soggiorno per ricerca lavoro, sempre applicata avendo come riferimento la durata minima prevista dalla legge, ora passata a 12 mesi dopo i precedenti 6. Nulla impedisce agli uffici competenti di estendere tale durata a 24 mesi, nel contesto di crisi che stiamo vivendo. Ma questo non accade.

Questura e Prefettura dichiarano che tutti questi controlli vanno nella direzione di tutelare l’interesse dello Stato e del lavoratore nel controllare l’eventuale presenza di lavoro nero. Una motivazione a dir poco sorprendente: tali controlli hanno come effetto probabile il diniego del permesso di soggiorno, e dunque la clandestinizzazione dei migranti, ed è noto che senza un permesso valido non è possibile accedere a un lavoro regolare. Inoltre, avere un lavoro non significa poter rinnovare il permesso, in un “mercato del lavoro” caratterizzato strutturalmente da rapporti di lavoro precari, sottopagati, cosiddetti in nero o comunque non formalizzati. Una realtà che gli organi dello Stato fingono di ignorare. Tutto il peso di tale situazione cade sui lavoratori: oltre all’assenza di ogni minima tutela che caratterizza questi rapporti di lavoro, Prefettura e Questura di Bologna ci hanno praticamente detto che mettere a rischio anche il permesso di soggiorno è un favore che fanno ai lavoratori migranti.

A noi sembra, invece, che queste procedure complichino volutamente il rinnovo del permesso di soggiorno, anche in presenza di un contratto di lavoro regolare e attualmente in essere, con l’effetto di condannare la disoccupazione passata e rendere impossibile la vita dei migranti in una situazione in cui il lavoro è sempre più precario e la disoccupazione dilaga.

Durante l’incontro, i responsabili di Questura e Prefettura hanno affermato che questi controlli sono motivati anche dalla necessità di evitare che persone che non contribuiscono alla fiscalità generale poi abbiano il beneficio di servizi pagati da suddetta fiscalità. Ma di quali benefici parlano? Di fatto, in questo modo i migranti, che secondo tutti i dati hanno largamente contribuito in questi anni alle finanze dello Stato, prima pagano, poi vengono eliminati per via burocratica nel momento di difficoltà. Addirittura, hanno detto che sono fatti per garantire il diritto alla pensione: forse non sanno che i migranti rischiano di perdere tutti i contributi versati se perdono il permesso di soggiorno?

Ne risulta un quadro agghiacciante, in cui i migranti vengono usati come emblema di un finta lotta all’evasione fiscale, al lavoro nero, alla crisi del welfare. Queste lotte per noi sono solo lotte contro i migranti e contro i lavoratori, che vengono così presi in giro in nome di quel razzismo istituzionale per cui le difficoltà economiche diventano un giudizio morale sui migranti e le loro condotte di vita.

Mentre si pongono come puri esecutori della legge e garanti dell’ordine pubblico, di fronte alla richiesta di aprire uno sportello informazioni, Questura e Prefettura dichiarano di fatto di non riuscire per carenza di personale e di risorse. Negando così il diritto di informazione a un cittadino straniero dello stato della sua pratica, poiché l’accesso al servizio mail non è universale come vorrebbero far credere.

Nello stesso contesto di carenza di personale ci è stato detto che l’attesa di un permesso di soggiorno, che non dovrebbe essere più lunga di 40 giorni, dipende dal personale che hanno a disposizione e quindi ora l’attesa di un PDS è più di tre mesi, senza un sportello informazioni e senza nessuna certezza di ottenere informazioni sul sito internet dove dovrebbe essere possibile avere aggiornamenti della pratica. Tradotto: Questura e Prefettura di Bologna, di fronte alle legittime richieste e proteste dei migranti, dichiarano di essere sotto organico rispetto ai compiti che la legge attribuisce loro nell’espletazione delle pratiche relative ai permessi di soggiorno. Inoltre, che non ci sarebbero i soldi per riparare l’unico bagno presente all’Ufficio Stranieri di via Bovi Campeggi, dove i migranti sono costretti a rimanere in attesa anche per ore.

Il comportamento che spesso assumono gli agenti e il personale presente nei confronti dei migranti, che comprende maleducazione ed epiteti razzisti pronunciati ad alta voce, è noto a tutti coloro che abbiano avuto bisogno di recarsi in Questura per questi motivi. La verità è che non avere un punto informativo ha il solo scopo di tenere i migranti lontani dagli occhi pubblici. La ridicola controproposta di una buchetta dove i migranti possono mettere le loro richieste denota il livello di serietà di certe posizioni.

I principali sindacati e associazioni di questa città hanno deciso negli anni di collaborare al fine di nascondere questi problemi, accontentandosi di ottenere soluzioni parziali a problemi particolari, offrendo anche i propri uffici stranieri per evitare il caos che questa legge produce. Noi pensiamo invece che sia ora di prendere atto che di fronte a queste leggi sull’immigrazione e l’impatto della crisi economica su tutti i lavoratori e le lavoratrici, non è possibile mantenere una posizione di mediazione. L’impegno per risolvere situazioni particolari non può continuare a essere un alibi per evitare di assumersi la responsabilità della lotta al razzismo istituzionale e contro la legge Bossi-Fini. Questo è quello che noi continueremo a fare.

30/10/2012

Coordinamento Migranti Bologna e provincia

http://coordinamentomigranti.org/

coo.migra.bo@gmail.com

327.57.82.056

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Migranti: il Coordinamento incontra Questura e Prefettura

Il Coordinamento Migranti Bologna incontrerà nei prossimi giorni i funzionari di Questura e Prefettura, per ascoltare quali soluzioni siano state approntate per rispondere ai gravi problemi che la crisi economica e la legislazione italiana stanno causando alle migranti, ai migranti e alle loro famiglie. Il 30 giugno scorso, i migranti hanno presentato ai funzionari una lista delle più gravi problematiche e di possibili soluzioni. In particolare, denunciando come l’interpretazione restrittiva della legge data dagli uffici Bolognesi, e quelle che abbiamo definito “male pratiche”, abbiano aumentato notevolmente le difficoltà dei migranti nel mantenimento del permesso di soggiorno (le motivazioni sono sintetizzate nel documento in allegato). Siamo rimasti in attesa di un nuovo incontro per mesi, mentre gli stessi problemi hanno continuato a minacciare la vita degli oltre 50.000 migranti che vivono a Bologna. Ora pretendiamo delle risposte e delle buone pratiche per alleggerire, in questo momento di crisi economica, il peso del razzismo istituzionale sulla vita di questi lavoratori, lavoratrici e delle loro famiglie.

 

Per presentare agli organi d’informazione e alla città un resoconto dettagliato dell’incontro, è convocata una conferenza stampa (leggi il Comunicato Stampa)

martedì 30 ottobre, alle ore 12:00 presso il Bar La Linea, piazza Re Enzo, Bologna.


Coordinamento Migranti Bologna e Provincia

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Il popolo delle arance

Contro lo sfruttamento dei braccianti stranieri in agricoltura, attraverso il consumo critico e pratiche di azione diretta

In Calabria riparte la stagione degli agrumi e il “popolo delle arance” di Bologna si prepara a sostenere anche quest’anno il progetto “SOS Rosarno” delle associazioni calabresi EquoSud e Africalabria.

Acquisteremo le arance, ma ora parliamo di… pomodori… perché siamo convinti che lo sfruttamento dei braccianti stranieri in agricoltura si combatte attraverso il consumo critico, ma anche attraverso pratiche di azione diretta.

Molti dei braccianti africani che d’inverno raccolgono gli agrumi in Calabria, d’estate diventano raccoglitori di pomodori in Puglia. Pomodori che diventeranno pelati, passata, sughi vengono raccolti a mano, in lunghissime giornate lavorative pagate a cottimo e organizzate da caporali.

I braccianti abitano in condizioni drammatiche in grossi “ghetti”, cioè baraccopoli isolate nelle campagne, senz’acqua né elettricità.

Nel più grande di questi ghetti, il “Grand Ghetto”, tra Foggia e San Severo, la scorsa estate varie realtà hanno realizzato un intervento importante e utile, con l’intento di rompere la segregazione nella quale vivono i braccianti africani e che è una delle cause principali del loro sfruttamento lavorativo. Per due mesi e mezzo sono state realizzate una scuola di italiano, una ciclofficina, un laboratorio radiofonico (“Radio Ghetto Voci Libere”) e altre attività.

Alcuni dei braccianti e degli attivisti che quest’estate erano al Ghetto racconteranno quella realtà e quell’esperienza.

Sabato 27 ottobre 2012, Laboratorio Crash!

via della Cooperazione 10, ore 19:00

con PRESENTAZIONE CAMPAGNA ARANCE

 

Programma:

 

h. 19: incontro sul “Grand Ghetto” della provincia di Foggia e presentazione del progetto SOS Rosarno

Interverranno:

Mady e Bamba (Radio Ghetto Voci Libere)

Irene Peano e Valeria Piro, che hanno partecipato al progetto “Io ci sto” nel Grand Ghetto

Arturo Lavorato e Peppe Pugliese (EquoSud)

Babacar (Coordinamento Migranti Bologna)

 

h. 20: cena di autofinanziamento (prenotazioni: via mail a ilpopolodellearance@gmail.com oppure  al n. 3282469057)

 

h.21.30: Sandro Joyeux in concerto (antischiavitour)

Featuring: Daise Bi

Guarda il VIDEO della manifestazione dello scorso anno

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Petizione: I love XM24

Con una variante al progetto approvato nell’ambito del Laboratorio di Urbanistica partecipata Ex Mercato (2005-2008) l’amministrazione comunale ha previsto la demolizione di oltre un terzo della superficie complessiva dell’edificio che ospita le attivita’ dello spazio pubblico autogestito Xm24, nonche’ la cancellazione della “piazza pubblica” che ospita ogni giovedi’ il Mercato contadino biologico.

Una maxirotonda non prevista dal progetto originario verra’ costruita all’incrocio tra via Fioravanti e via Gobetti senza che nessun comunicato ufficiale lo abbia reso noto. Una decisione presa tra le mura dei palazzi istituzionali si candida cosi’ a vanificare gli esiti di un processo partecipativo che ha coinvolto centinaia di abitanti della Bolognina, associazioni e spazi sociali. Nel frattempo sembra che i costruttori riuniti nel Consorzio Mercato Navile non vogliano rinunciare a pochi metri di cantiere per consentire la creazione di una nuova “piazza pubblica” nell’area retrostante l’Xm24, con buona pace di Trilogia Navile che, per vendere i propri lussuosi appartamenti a cifre spropositate al metro quadro, demolirebbe piu’ che volentieri l’intera esperienza di uno spazio pubblico presente da dieci anni in quartiere.

 

Con questa petizione chiediamo all’amministrazione comunale di assumersi le proprie responsabilita’, individuando con l’assemblea di gestione dell’Xm24 le soluzioni piu’ idonee a salvaguardare la prosecuzione di tutte le attivita’ sociali e culturali che hanno sede nello spazio, compresa una “piazza pubblica” equivalente a quella dove fino a oggi si e’ svolto il Mercato contadino biologico.

Invitiamo tutte e tutti, singoli, spazi sociali, collettivi, artisti, musicisti, ecc, ecc a firmare la petizione a sostegno dell’Xm24!!!

Per firmare la petizione e avere maggiori info visita il sito I love XM24

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Sabato 30 GIUGNO 2012 – PRESIDIO “NOI NON CE NE ANDIAMO!”

PRESIDIO DEI MIGRANTI E CON I MIGRANTI,

DAVANTI ALLA PREFETTURA DI BOLOGNA,

SABATO 30 GIUGNO

DALLE ORE 10.30

  • per sostenere e rilanciare la richiesta di una moratoria urgente sui permessi di soggiorno nelle zone terremotate
  • per denunciare l’applicazione della legge da parte di Questure e Prefetture che di fatto spesso impedisce di ottenere il permesso per ricerca lavoro
  • per dire NO alla legge Bossi-Fini e al contratto di soggiorno, per il permesso di soggiorno per tutte e tutti senza truffe né ricatti

Facciamo appello a tutte le realtà e a tutti gli uomini e le donne che hanno sottoscritto la richiesta per una moratoria urgente sui permessi di soggiorno e che possono raggiungere Bologna a essere attivamente con noi quel giorno.

    

 

Coordinamento Migranti Bologna e provincia, Coordinamento Migranti Cento, Scuola d’Italiano con migranti Xm24, Sportello medico-giuridico Al-Sirat, On the Move – generazioni in movimento, migranda, (s)connessioni precarie

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Appello per presidio 30 giugno davanti alla prefettura di Bologna

Noi non ce ne andiamo: appello per un presidio dei migranti e con i migranti, il 30 giugno davanti alla prefettura di Bologna


Il dramma del terremoto ha messo in luce il disastro che si chiama legge Bossi-Fini. Noi migranti siamo oltre cinque milioni in Italia, ma siamo considerati uguali agli altri solo per essere sfruttati o quando sacrifichiamo la nostra vita sui posti di lavoro. A causa di questa legge, del contratto di soggiorno, della presenza dei CIE, della minaccia dell’espulsione, noi migranti siamo doppiamente ricattati sui posti di lavoro, nello studio e in ogni ambito della vita. A causa di questa legge, tanti stanno perdendo le condizioni per rinnovare il permesso per sé e per i propri figli nati qui o arrivati da piccoli. Questo succede anche perché le Questure stanno interpretando la legge in maniera restrittiva: chiedendo continui aggiornamenti della documentazione, concedendo permessi della stessa durata di contratti di lavoro sempre più precari. Per chi è senza permesso è invece impossibile ottenerlo e migliaia di persone stanno ancora aspettando una risposta dopo la sanatoria-truffa del 2009.

A causa di questa legge, migliaia di persone, lavoratori e lavoratrici, studenti, bambini che vivevano nelle zone colpite dal terremoto rischiano ora di perdere, oltre alla casa e al lavoro, anche i documenti. La Bossi-Fini è un disastro che rende ancora più insopportabile il dramma del terremoto. È inaccettabile il silenzio del governo sulla moratoria per i permessi di soggiorno. D’altra parte, cambiano i governi ma non la Bossi-Fini, e l’unica differenza è la tassa odiosa sui permessi di soggiorno. Per il resto solo parole e le solite promesse. Tutti però sanno che noi migranti siamo una parte fondamentale di questo paese. Qui lavoriamo, qui nascono, crescono, studiano i nostri figli e le nostre figlie. Se noi migranti non abbiamo sicurezza nessuno potrà averla, perché la Bossi-Fini è una fabbrica di sfruttamento e precarietà che colpisce tutti. In questa situazione è necessario scegliere da che parte stare: noi non accettiamo che questo sia considerato normale.

Per questo non stiamo zitti. Non accettiamo la Bossi-Fini: non accettiamo di essere ogni giorno ricattati dove viviamo e lavoriamo, non accettiamo che il dramma del terremoto diventi un disastro per i migranti. Per questo invitiamo uomini e donne, migranti e italiani, a partecipare al

PRESIDIO DEI MIGRANTI E CON I MIGRANTI, DAVANTI ALLA PREFETTURA DI BOLOGNA, SABATO 30 GIUGNO DALLE ORE 10.30

  • per sostenere e rilanciare la richiesta di una moratoria urgente sui permessi di soggiorno nelle zone terremotate
  • per denunciare l’applicazione della legge da parte di Questure e Prefetture che di fatto spesso impedisce di ottenere il permesso per ricerca lavoro
  • per dire NO alla legge Bossi-Fini e al contratto di soggiorno, per il permesso di soggiorno per tutte e tutti senza truffe né ricatti

Facciamo appello a tutte le realtà e a tutti gli uomini e le donne che hanno sottoscritto la richiesta per una moratoria urgente sui permessi di soggiorno e che possono raggiungere Bologna a essere attivamente con noi quel giorno.

Coordinamento Migranti Bologna e provincia, Coordinamento Migranti Cento, Scuola d’Italiano con migranti Xm24, Sportello medico-giuridico Al-Sirat

Info: coo.migra.bo@gmail.com / 327.57.82.056

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Terremoto: subito una moratoria per i permessi di soggiorno

Il terremoto che in questi giorni ha colpito molti comuni emiliani non ha apparentemente fatto differenze. In realtà, come dimostrano le morti sul lavoro di tanti operai, sono stati colpiti soprattutto i lavoratori, senza distinzione. Per colpa della precarietà, che spinge a rischiare la vita pur di non essere licenziati, operai italiani e migranti erano al lavoro. Molti di loro sono rimasti senza una casa in cui dormire e un luogo di lavoro dove guadagnarsi un salario. In questa strage di operai sono quattro i migranti che hanno pagato con la vita il loro lavoro e sono centinaia gli sfollati e i rimasti senza impiego.

In questa situazione, i migranti pagano un prezzo ancora più alto a causa delle leggi che regolano la loro permanenza in Italia. Nelle misure d’urgenza prese dal Governo non c’è nessuna attenzione per la particolare condizione che i migranti vivono in Italia a causa delle norme delle legge Bossi-Fini. Per queste ragioni, il Coordinamento Migranti Bologna e provincia chiede al Governo e a tutte le autorità competenti di agire subito affinché a tutte le migranti e ai migranti residenti nelle zone terremotate:
• Sia garantito il rinnovo del permesso di soggiorno e della carta di soggiorno, anche se nei prossimi due anni non saranno in grado di soddisfare i criteri di lavoro, reddito, abitazione previsti dal testo unico sull’immigrazione.
• Sia cancellata per i prossimi due anni la tassa di rinnovo del permesso;
• Sia garantita un uguale trattamento nei soccorsi e nell’assistenza, indipendentemente dal possesso di un permesso di soggiorno.

Senza una moratoria urgente sui permessi di soggiorno, i migranti si troveranno a subire oltre agli effetti del terremoto quelli della politica e della burocrazia italiane a causa di una legge, la Bossi-Fini, che già subiscono quotidianamente.

Senza una moratoria urgente sui permessi di soggiorno le lavoratrici e i lavoratori migranti rischiano di essere uguali a quelli italiani solo quando sacrificano la loro vita.
Solo una moratoria urgente sui permessi di soggiorno permetterà ai lavoratori e alle lavoratrici migranti di ricostruire la loro vita dopo il terremoto.

 

Coordinamento migranti Bologna e provincia
coo.migra.bo@gmail.com
3275782056

 

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Intifada per la dignità

Da anni contestiamo la legge “Bossi-Fini” perché limita i diritti umani più elementari.
Non possiamo stare a guardare le nostre sorelle e fratelli umiliati e sfruttati nelle fabbriche, con la paura che il vento della crisi le trascini per poi trovarsi con il rischio della condanna al CIE e la rimpatrio (autopagato), magari dopo anni e anni di lavoro in Italia.
Altri sorelle e fratelli sono umiliati e sfruttati eppure ritengono un privilegio avere un contratto che li mette al riparo dal rischio della deportazione. E’ il mondo degli operai fantasma, il mondo delle cooperative, visto con gli occhi di chi per restare è disposto a tutto. Ma questo tutto spesso è troppo caro, ad esempio quando all’operaio fantasma capita un incidente alla colonna vertebrale che lo tradisce: allora gli dicono “tu sei nulla, non sei idoneo, non c’è un posto idoneo per te”. Allora deve cercare di non far vedere ai “capi” le lamentele di un corpo giovane ma consumato, per non torvarsi privo di qualsiasi tutela, con una legge che li condanna perché non lavora e li mette alla porta usando i suoi soldi perché non serve alla produzione.
Senza parlare di queste donne, costrette a mettere il loro corpo a disposizione di chi promette loro il rinnovo del permesso di soggiorno.
Oggi il mercato parla la lingua della merce umana: tutto ha un costo e tutto è una legge e la legge va rispettata. Questa non è solo la precarietà, frutto della crisi del capitale, ma è anche violazione profonda del diritto umano. Per questo invitiamo tutti a sostenere questa “intifada dei diritti”.
CONTRO LA BOSSI-FINI

– PER L’UNITA’ DELLA CLASSE OPERAIA, SENZA DISTINZIONI DI NESSUN TIPO
– CONTRO IL “PACCHETTO SICUREZZA” ISPIRATO DALLA MENTE XENOFOBA
– PER UNA SICUREZZA SOCIALE BASATA SUI DIRITTI: DIRITTO ALLA DIVERSITA’, DIRITTO ALLA DIGNITA’, DIRITTI UMANI, DIRITTO ALLA LIBERA CIRCOLAZIONE DEGLI ESSERI UMANI
– PER IL TRASFERIMENTO DELLE COMPETENZE IN MATERIA DI SOGGIORNO DAL MINISTERO DELL’INTERNO AI COMUNI

MANIFESTAZIONE PRESIDIO DAVANTI ALLA PREFETTURA, SABATO 28 APRILE ORE 10.00

iniziativa promossa dai lavoratori stranieri, con l’invito a tutte le realtà che credono nei diritti
Associazione Sopra i ponti (BO), associazione La jeunesse marocaine (BO), associazione Cominciamo insieme (Casalecchio di Reno), associazione Bangladesh community (BO), associazione nigeriani (BO), associazione Al ghofrane (BO), associazione Al Wasat (BO), associazione pakistana (BO), associazione As-siraj l Mounir (Sasso Marconi)

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“C.I.E.: LA SOSPENSIONE DEL DIRITTO”

ASSEMBLEA PUBBLICA:

“C.I.E.: LA SOSPENSIONE DEL DIRITTO”

Un ragazzo tunisino di 21 anni muore in circostanze ancora da chiarire. Una donna, affetta da AIDS, viene rimpatriata con la falsa promessa di un trasferimento in una comunità. Due ragazzi, richiedenti protezione internazionale, vengono rimpatriati mentre la domanda d’asilo è ancora esaminata, in spregio a tutte le norme interne e internazionali.

L’aumento del tempo di permanenza nei CIE da 6 a 18 mesi moltiplica i casi di autolesionismo e di suicidio.

Le storie vengono raccontate solo se sensazionali ma per i CIE questa è la quotidianità.

Crediamo che sia quantomeno urgente aprire un percorso in città che, partendo dalla convinzione che i cie vadano aboliti, miri tanto a rendere pubbliche le condizioni di vita al loro interno quanto a costruire pratiche di lotta condivise.

Vengono qualificati come luoghi di “permanenza temporanea” ma in realtà si tratta di luoghi di vera e propria detenzione, in cui i diritti e il diritto restano “sospesi”.

Vere e proprie carceri anche se all’interno dei CIE non sono garantiti neppure i minimi diritti spettanti ai detenuti: un processo equo davanti a un giudice onorario, percorsi alternativi in luoghi protetti per chi presenta patologie, dipendenza, sieropositività.

Indifferentemente viene «detenuto» nei CIE chi ha subito violenza, chi ha trovato il coraggio di denunciare i propri aguzzini, chi ha lottato per i propri diritti, chi è malato, tossicodipendente, richiedente asilo e persino cittadini italiani naturalizzati che hanno avuto la sfortuna di dimenticare i documenti a casa.

L’unica opportunità di uscita da parte di chi è rinchiuso è vista attraverso il compimento di atti estremi.

I CIE vanno chiusi. La Turco-Napolitano e tutte le leggi successive vanno abolite.

Ma i CIE ancora esistono, cominciamo a creare strumenti e prassi nuove per svuotarli.

Costruiamo un’assemblea pubblica per parlare di tutto questo, a partire dal contributo di chi ogni giorno incontra i reclusi nei CIE.

Associazione Interculturale Al – Sirat

Mercoledì 21 Marzo h 20.30

XM24 via Fioravanti 24 Bolognina

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Nessuno scandalo

I fatti accaduti recentemente a Bologna, con ben cinque poliziotti arrestati, quattro per rapina ai danni di migranti irregolari, e uno per concussione sessuale ai danni di diverse donne migranti, hanno innescato l’ennesima pruderie giornalistica, alla ricerca della vittima e della storia esemplare da raccontare. Certo, la notizia fa scalpore. Ci pare che ciò serva a riprodurre per l’ennesima volta l’immagine della mela marcia, per cui ogni volta che succede qualsiasi cosa che coinvolge organi dello Stato, subito ci si affretta a trovare lo scandalo, indicare i colpevoli, per far sì che nulla cambi. Vorremmo allora chiarire alcune cose: non c’è nessuno scandalo in quanto sta accadendo, almeno che le anime belle non pensino che possano esistere leggi come la Bossi-Fini e luoghi come i CIE e poi tutto funzioni civilmente. Lo scorso anno, il 25 giugno, denunciammo ancora una volta l’arbitrio amministrativo prodotto dalla legge Bossi-Fini e dall’insieme delle norme che pretendono di regolare le vite dei migranti, chiamandolo razzismo istituzionale. Il 25 giugno decine di migranti, protagonisti di tante lotte in questi anni, organizzarono un presidio e pretesero di incontrare i vertici degli stessi uffici cui appartengono alcune delle persone arrestate. Allora denunciavamo comportamenti spesso fuori luogo, arroganti e maleducati nei confronti dei e delle migranti, trattati come bambini da funzionari che a volte non sanno nemmeno cosa devono fare. Allora come oggi, vogliamo ribadire che finché si inseguiranno le mele marce, nulla cambierà. La mela marcia si chiama Bossi-Fini, come dimostrano altri casi che accadono quotidianamente e che producono ogni volta un nuovo scandalo. Come Andrea e Senad, i due ragazzi rinchiusi nel CIE di Modena, nati e cresciuti in Italia ma stranieri a casa propria a causa delle norme sulla cittadinanza. Quelle stesse norme che il primo marzo in centinaia a Bologna abbiamo detto che devono cambiare, garantendo a tutti i figli di migranti una cittadinanza immediata e senza condizioni. Non ci interessano nuove condizioni, magari più favorevoli, come vorrebbero alcune campagne attualmente in atto. Non sono queste condizioni che permettono alle mele marce di ricattare doppiamente i migranti e tre volte le donne migranti? Non è la condizione di clandestinità che permette ad altre mele marce di derubare migranti sapendo che una denuncia può comportare la reclusione nei CIE? Non è la stessa condizione che impedisce a tante donne come Adama di denunciare i loro stupratori? Noi ci chiediamo dov’è lo scandalo di fronte a questi episodi, se non nell’esistenza di luoghi nei quali, lo ripetiamo dal momento che ogni volta pare che non si sappia, uomini e donne innocenti sono rinchiusi per un solo motivo: non avere un titolo di soggiorno valido. Non è scandaloso che un datore di lavoro ricatti un lavoratore migrante, se esiste un contratto di soggiorno che, legando il permesso di soggiorno al contratto di lavoro, gli attribuisce questo potere.

Ci sono leggi che danno ad alcuni il potere di ricattare altri. Contro queste noi ci battiamo e continueremo a farlo. Agli altri lasciamo lo scandalo.

Coordinamento Migranti Bologna e Provincia

Laboratorio On The Move

Migranda

Scuola di italiano con migranti – Xm24

Associazione Al Sirat

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