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Primo marzo dei/delle migranti: manifestazione a Bologna, ore 15 Piazza dell’Unità

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IL PRIMO MARZO DEI MIGRANTI

È UN’OCCASIONE PER TUTTI!

 Il prossimo primo marzo torneremo in piazza. Lo facciamo dopo la tragedia politica del 3 ottobre 2013, quando la morte di centinaia di uomini, donne e bambini nel mare di Lampedusa ha reso evidente la spietatezza del regime europeo dei confini. Lo facciamo dopo la cosiddetta «emergenza profughi», che ha dimostrato che ogni regime «di emergenza» serve a costringere a una «normale» subordinazione e al silenzio chi cerca una vita migliore. Lo facciamo sapendo che i migranti non devono essere considerati solo come vittime che muoiono in mare o alle quali dare assistenza, ma sono una parte delle nostre società capace di lottare in solidarietà, prendendo possesso della loro vita, reinventando la democrazia. In Europa, in Italia e in particolare a Bologna i migranti hanno lottato con determinazione: per noi antirazzismo significa lottare con loro per affermare la possibilità di vivere, studiare, lavorare e muoversi in Europa come nel resto del mondo.

Questa lotta è oggi tanto più urgente quanto più l’austerità intensifica la precarietà e il razzismo istituzionale. La crisi economica e la sua gestione politica, a livello europeo e nazionale, hanno determinato l’impoverimento del lavoro, la riduzione del reddito, difficoltà abitative per tutti. Per i migranti, la crisi ha però aumentato le possibilità di perdere il permesso di soggiorno, essere rinchiusi nei CIE, perdere i contributi versati in anni di lavoro, scontrarsi mortalmente con il regime dei confini. Il recente referendum svizzero e il crescente razzismo inter-europeo sono effetti di queste politiche e del razzismo istituzionale che le sostiene. Si tratta di meccanismi di discriminazione e dispositivi di sfruttamento che non colpiscono solo i migranti, ma coinvolgono fasce sociali sempre più ampie e puntano a restringere ulteriormente l’accesso a reddito e diritti.

Il primo marzo del 2010, a Bologna e molte altre città d’Italia, centinaia di lavoratori e lavoratrici, migranti e italiani, hanno scioperato contro la legge Bossi-Fini. Lo hanno fatto nonostante l’opposizione di chi ha sostenuto che lo sciopero dei migranti è uno «sciopero etnico» e che oggi si schiera ancora dalla parte dei padroni. Questa lotta è andata avanti: con la battaglia ancora aperta dei lavoratori della Granarolo, con gli scioperi nei magazzini della logistica contro il sistema di sfruttamento delle cooperative, i migranti hanno dimostrato che il ricatto del permesso di soggiorno e del salario e la complicità delle istituzioni con il sistema che li sfrutta non sono sufficienti a fermarli. Dai posti di lavoro alle piazze i migranti hanno detto no alla precarietà dell’esistenza alimentata dal razzismo istituzionale: hanno rifiutato le discriminazioni nell’accesso alla salute, si sono opposti ai respingimenti scolastici e alle classi separate, hanno preteso il loro diritto d’asilo. Dai posti di lavoro alle piazze il primo marzo i migranti ripeteranno a gran voce che nessun CIE dovrà essere riaperto in Emilia Romagna e che tutti i centri di detenzione – a partire da quello di Ponte Galeria – devono essere chiusi per sempre.

Ostinatamente, in questi anni, migranti e italiani, precarie e operai, hanno realizzato pratiche di lotta che mandano un messaggio chiaro a tutti: alzare la testa contro sfruttamento, precarietà e razzismo istituzionale è necessario, alzare la testa è possibile! Il primo marzo tutte le realtà di Bologna e provincia sono invitate a raccogliere questo messaggio: per reinventare la solidarietà, per il diritto ad una vita degna per tutti/e, per stare dalla parte dei migranti senza ambiguità, dando spazio e visibilità alle loro lotte e alle loro rivendicazioni.

PRIMO MARZO 2014 – ORE 15.00

Piazza dell’Unità – Bologna

▪   per la rottura del legame tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno

▪   per la chiusura definitiva di tutti i centri di identificazione ed espulsione

▪   per la cittadinanza per tutti i figli e le figlie dei migranti nati e cresciuti in Italia

▪   per una legge sul diritto d’asilo che tuteli realmente richiedenti e rifugiati

▪   per un accesso universale alle cure sanitarie e all’istruzione 

CONTRO IL RAZZISMO ISTITUZIONALE CHE ALIMENTA SFRUTTAMENTO E PRECARIETÀ, SU LA TESTA!

 Adl-Cobas Emilia Romagna; Associazione lavoratori Marocchini – Bologna; Associazione Progré; Associazione Senegalese Cheikh Anta Diop – Bologna; Comunità pachistana – Bologna; Confederazione Cobas; ∫connessioni precarie; Coordinamento Migranti; Làbas occupato; Laboratorio OnTheMove; Rivolta il debito – Communia Network; Seminaria; SIM – Scuola di italiano con migranti Xm24; Spazio pubblico Autogestito Xm24; Sportello Legale XM24; Cs TPO; USI – lavoratrici e lavoratori anarchici; Vag61

Per adesioni primomarzobo2014@gmail.com

Scarica i volantini del Coordinamento Migranti cliccando qui

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BAMBINI E BAMBINE MIGRANTI FUORI DALLE SCUOLE DELL’ OBBLIGO in Bolognina: L’ ENNESIMO CASO DI RAZZISMO ISTITUZIONALE!

Come S.I.M.XM24 (Scuola di Italiano CON Migranti) vorremmo mettere tutta la cittadinanza a conoscenza di quello che secondo noi rappresenta una grave violazione dei diritti fondamentali di molti bimbi e bimbe migranti della nostra città.

Sempre più spesso alle nostre lezioni di italiano presso lo spazio pubblico autogestito Xm24 in via Fioravanti si presentano minori in età scolare “rifiutati” dalle scuole pubbliche del nostro quartiere.

Bambini e bambine che vorrebbero andare a scuola, i cui genitori si sono più volte rivolti alle scuole pubbliche del quartiere Navile per procedere all’iscrizione , e che come risposta hanno ottenuto un assurdo” CI DISPIACE SIAMO PIENI!”.

 

Caso emblematico e ultimo in ordine di tempo è quello di un ragazzino bengalese il cui padre si è rivolto a una SCUOLA MEDIA del quartiere Navile nel mese di aprile scorso (più di 8 mesi fa!!) per procedere all’iscrizione e che da allora non è iscritto ancora in nessuna scuola. Vergognosamente la procedura per trovare il posto, che in Italia spetterebbe di diritto, è stata avviata soltanto una settimana fa, solo dopo le nostre pressioni.

Nonostante questo, al momento stiamo ancora aspettando di sapere dove verrà destinato il ragazzo per via di procedure burocratiche che definire antiche e poco funzionali risulterebbe un eufemismo. E nel frattempo il ragazzino in questione ha perso già tantissimi mesi di lezioni!

 

Stiamo vivendo una sorta di DISPERSIONE SCOLASTICA INDOTTA dall’inefficienza del sistema scolastico bolognese (ma molto probabilmente italiano), che fa in modo che ragazze e ragazzi arrivati in Italia a causa di ricongiungimenti familiari si ritrovino a stare mattinate a spasso per il quartiere per via delle scuole di Stato che non riescono a garantire l’obbligo scolastico.

L’istituto scolastico in questione, per esempio, avrebbe avuto il dovere di accettare comunque l’iscrizione o avrebbe dovuto comunque occuparsi dell’inserimento del bambino in un’altra struttura scolastica, ma questo a quanto sembra è intricato e complicato per via di procedure che rendono macchinose le iscrizioni ad anno iniziato (come per forza di cose avviene da molti anni ai figli e alle figlie dei migranti che ottengono il ricongiungimento).

Siamo sicuri che tutte le procedure per risolvere il caso siano state messe in atto in modo chiaro e trasparente?

Ci siamo ritrovati, come scuola di italiano, a dover far pressione più e più volte sulle scuole elementari e medie perché trovassero un posto nelle classi, e che le cose potessero al più presto avviarsi verso una risoluzione.

Non abbiamo paura di chiamare le cose col proprio nome: siamo davanti all’ennesimo caso di RAZZISMO ISTITUZIONALE. Le scuole in questione hanno infatti deliberatamente omesso di informare il genitore dei propri diritti e dell’obbligatorietà del percorso scolastico (specialmente a certe età), giocando pericolosamente con la sua condizione di migrante e quindi di precarietà esistenziale.

Paradossalmente, hanno costretto un genitore a non ottemperare a un proprio dovere (mandare il proprio figlio a scuola), aumentandone quindi il grado di marginalità sociale.  Questo succede anche ai ragazzini e alle ragazzine bolognesi?

Il razzismo è chiaramente evidenziato ancor più dal fatto che, come ci mostra la nostra esperienza, l’arroganza delle istituzioni viene meno nel momento in cui si interessa del problema un interlocutore italiano (in questo caso la S.I.M.XM24). A Bologna sono necessarie questo tipo di pressioni per spingere le istituzioni scolastiche a fare quello che invece sarebbe un loro dovere.

Chissà quanti bambini e bambine stanno ancora aspettando di avere un posto nella scuola dell’obbligo.

 

Classi piene, bambini a cui viene negato il diritto di andare a scuola, servizi di mediazione e facilitazione inesistenti. Questi gli effetti di anni di tagli all’istruzione pubblica, anche qui, nella ‘Rossa Emilia’, regione che vanta (a parole!) di avere uno dei sistemi di welfare più all’avanguardia d’Italia.  A farne le spese, come in altre situazioni, è soprattutto chi è protagonista di processi migratori.

 

Per questo come S.I.M. andremo avanti fino in fondo per far venire allo scoperto quello che non possiamo che definire

uno scandalo. Ci attiveremo affinché tutte le realtà che abbiano una sensibilità su questo tema siano informate e assieme a loro costruiremo un percorso che possa fare in modo che situazioni di RIFIUTO SCOLASTICO non avvengano più!

 

Per la giustizia sociale!

Per la parità di diritti tra migranti e non!

Per la libertà di circolazione e di istruzione!

SIM XM24

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Hobo-Laboratorio dei saperi comuni – Giardini di via Filippo Re (Bologna)

IKEAAssemblea con studenti e precari. Negli ultimi mesi le lotte nel settore della logistica hanno mostrato che nella crisi è possibile produrre conflitto e vincere. Hanno mostrato che il ricatto esercitato dalle cooperative sui lavoratori può essere spezzato, un insegnamento prezioso per i sempre più numerosi precari e studenti che all’interno delle cooperative, lavorano con orarai infami, salari ridicoli e nella più assoluta mancanza di garanzie contrattuali. Per costruire un terreno comune di lotta contro lo sfruttamento generalizzato sul lavoro dentro la crisi, Hobo-Laboratorio dei saperi comuni convoca un’assemblea in vista dello sciopero generale del settore il 15 marzo. Partecipano precari, studenti e lavoratori della logistica.

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27 maggio: festa e assemblea per tutte le donne, con le donne migranti

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