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Presidio contro i respingimenti scolastici – Martedì 14 h10 all’Ufficio Scolastico (via de’ Castagnoli)

BASTA RESPINGIMENTI SCOLASTICI, BASTA RAZZISMO ISTITUZIONALE

È passato un anno dal caso del bambino bengalese escluso dalla scuola e dalle numerose mobilitazioni portate avanti dall’Osservatorio sui Respingimenti Scolastici, organismo informale costituito da varie realtà cittadine sensibili alle problematiche dei migranti e della scuola. Nonostante i vari appelli a garantire un diritto universale come quello allo studio e a riorganizzare definitivamente l’istituzione scolastica, ci siamo ritrovati di nuovo a settembre con una situazione di sempre maggior emergenza.

L’anno scolastico è iniziato con 33 ragazzi/e che, nonostante l’iscrizione, sono rimasti/e fuori dalle classi. Secondo i numeri della Prefettura, poi, entro dicembre arriveranno tramite ricongiungimento familiare altri 77 minori in età da obbligo scolastico. Come verrà garantito loro il diritto allo studio?

Nonostante i finti buoni propositi e la propaganda del Protocollo per l’accoglienza e
l’inclusione degli alunni stranieri nelle scuole
, sul territorio bolognese si continuano a rimandare a casa gli studenti migranti e le loro famiglie. L’Ufficio scolastico provinciale e gli altri enti competenti non hanno trovato ancora una soluzione per garantire loro un diritto sancito dalla Costituzione e da tante altre leggi internazionali.

Questi sono solo i dati “ufficiali”: infatti tutte le realtà che fanno parte dell’Osservatorio vengono quotidianamente a conoscenza di nuovi casi. Spesso le scuole vengono meno al loro dovere di prendersi carico dell’iscrizione con l’ormai consueta frase «Siamo pieni», contravvenendo ad un obbligo previsto per legge. Rimandare a casa senza iscrizione tutti/e questi/e ragazzi/e finisce per renderli veri e propri fantasmi del sistema scolastico italiano e in alcuni casi viene negato loro il diritto all’istruzione anche per più anni di seguito.

Sempre più numerosi sono i casi dei minori costretti a frequentare scuole molto distanti dalla loro abitazione, spesso senza una rete di trasporti adeguata e rendendo complicato se non impossibile una frequenza costante e adeguata.

Altro caso emblematico, che prescinde dalla sfera dell’obbligo, è quello che riguarda le scuole superiori: per ragazzi/e stranieri/e è diventato praticamente impossibile scegliere un percorso di studi in autonomia e adeguato alle proprie inclinazioni e desideri. Sempre più gli studenti migranti sono costretti a iscriversi in quegli istituti che hanno posti disponibili e che, guarda caso, sono solo scuole di avviamento al lavoro e professionali, determinando una selezione preventiva dei futuri assetti della società italiana.

È evidente che nel sistema scolastico locale e nazionale non c’è una volontà politica reale volta a garantire l’inserimento dei migranti e a tutelare l’effettiva parità di diritti tra cittadini italiani e non.

È questo il modello della #buonascuola di Renzi in continuità con politiche decennali di definanziamenti, privatizzazioni e discriminazioni.

Nonostante si continui ad affrontare la situazione come un’emergenza, noi ribadiamo che il problema è strutturale: il modello è quello di una scuola sempre più classista e razzista a cui ci opponiamo fermamente.

La scuola che vogliamo deve essere aperta, inclusiva, solidale, un luogo di aggregazione e incontro tra persone e culture diverse.

Ancora una volta ci troviamo davanti a casi quotidiani di razzismo istituzionale.

Ancora una volta non staremo in silenzio a osservare ma denunceremo di nuovo le pratiche razziste dei respingimenti scolastici e porteremo le testimonianze degli studenti e delle famiglie coinvolte: per questo invitiamo la stampa, i genitori, gli insegnanti e chiunque si opponga a questo modello scolastico

Martedì 14 ottobre

Presidio ore 10.00

Conferenza stampa ore 12.00

davanti all’Ufficio scolastico via de’ Castagnoli 1

Per la parità di diritti tra migranti e non! Per la libertà di circolazione e di istruzione, contro i respingimenti scolastici!

Osservatorio contro i respingimenti scolastici

tel. +39 3396574312

Email. norespingimentiscolastici@gmail.com

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Basta alle male pratiche del consolato del Marocco! / Presidio dei lavoratori e lavoratrici marocchini lunedì 16 giugno

E’ ora di dire basta!

Presidio dei lavoratori e delle lavoratrici marocchine

davanti al Consolato del Marocco a Bologna

lunedì 16 giugno, ore 11

via del carrozzaio 3, Bologna

consmarL’ALMI (Associazione Lavoratori Marocchini in Italia) ha tenuto una riunione aperta domenica 01/06/2014 al Centro Interculturale Zonarelli, per discutere le male pratiche del Consolato del Regno del Marocco a Bologna, a cui i cittadini e le cittadine marocchine devono rivolgersi per ottenere i documenti che servono per rimanere in Italia regolarmente. I partecipanti alla riunione e i membri dell’associazione presenti hanno democraticamente deciso di denunciare pubblicamente il Consolato di Bologna perchè:

 

  • si rifiuta di rilasciare i passaporti a chi vive e lavora regolarmente in Italia con la motivazione di non avere il certificato di residenza;
  • nega la possibilità di accedere al programma del Ministero dell’Immigrazione per il rimpatrio delle salme;
  • complica le procedure per la traduzione della patente, con un tempo d’attesa per il rilascio che arriva fino a 4 mesi senza che venga rilasciata alcuna ricevuta;
  • obbliga coloro che hanno i figli registrati al Consolato di Roma ad andare a Roma per richiedere il certificato di nascita;
  • chiude gli uffici durante le feste religiose e nazionali marocchine e italiane,
  • si rifiuta di assistere le vittime del terremoto che ha colpito l’Emilia Romagna due anni fa con la motivazione che non rientra nell’ambito delle sue competenze;
  • non concede alcuna assistenza sociale alle famiglie che hanno subito la crisi, alle vedove e ai minori abbandonati;
  • incoraggia le associazioni che lavorano per il cosiddetto “rimpatrio volontario” e non favorisce quelle che invece difendono i diritti dei cittadini e delle cittadine marocchine.

Inoltre, il Consolato è sprovvisto di uno sportello informativo per il pubblico, le linee telefoniche sono sempre occupate e chi si rivolge ai suoi uffici è spesso costretto a rimanere in fila per l’intera giornata, senza alcun riguardo per chi ha con sé figli, senza adeguati servizi igienici (è presente un solo bagno senza chiave), senza una stanza per poter cambiare e allattare i neonati. Il Consolato non dispone infine di un luogo per la preghiera.In questa drammatica situazione emergono discutibili pratiche amministrative. Non accettiamo che il Consolato finanzi progetti e associazioni inesistenti, denunciamo gli abusi e gli insulti quotidiani che siamo costretti a subire, rifiutiamo l’uso delle telecamere per controllare utenti e impiegati, e non vogliamo la chiusura dell’ingresso principale che porta al primo e al secondo piano dove sono lo sportello sociale, la segreteria, l’Ufficio del Console, l’archivio e l’ufficio del Vice Console. Per tutti questi motivi chiediamo a tutti i lavoratori e le lavoratrici marocchine, e a tutte le associazioni di migranti e italiani di partecipare al presidio.

ALMI – Associazione Lavoratori Marocchini in Italia; Adesioni: Associazione senegalese Cheikh Anta Diop, Comunità pakistana Bologna, Coordinamento Migranti, S.I.M – Scuola d’Italiano con MigrantiXM24

Per info e adesioni: almi.associazione@gmail.com, coo.migra.bo@gmail.com

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PROTOCOLLO D’ACCOGLIENZA PER GLI STUDENTI STRANIERI: UN’ALTRA FALSA SOLUZIONE FIGLIA DEL RAZZISMO ISTITUZIONALE

L’Osservatorio contro i respingimenti scolastici invita alla conferenza stampa davanti alla Prefettura, via IV novembre 24, sabato 31 maggio, ore 12.00.

 

Dopo tre mesi dalla chiusura delle pre-iscrizioni alle scuole del primo ciclo, l’Amministrazione Comunale di Bologna e l’Ufficio Scolastico Territoriale hanno pubblicato un protocollo per l’accoglienza e l’inclusione degli alunni stranieri, che illustra le linee guida per l’iscrizione, l’indirizzamento e l’assistenza didattica dei sempre più numerosi alunni senza cittadinanza della nostra città.

Si tratta, a nostro avviso, di un blando tentativo mediatico che poco o nulla andrà ad incidere nei meccanismi d’una situazione sempre più complicata, figlia di decenni di definanziamenti e di politiche cieche – quando non deliberatamente discriminatorie – nei confronti degli alunni “stranieri”. In quest’ottica i casi da noi denunciati negli scorsi mesi non rappresentano che gli esiti più clamorosi di un disagio socio-educativo in crescita esponenziale.

 

Quello che realmente si realizza in questo protocollo, è – in piena linea con le politiche di cui sopra – un curioso accentramento di risorse organizzative, decisionali e finanziarie tra quattro dei maggiori istituti scolastici bolognesi (I.C.1, I.C.5, I.C.7, I.C.12), che provvederanno a “smistare” tra le altre scuole non solo gli ininterrotti ingressi di nuovi alunni migranti, ma anche le figure degli educatori, degli insegnanti L2, dei facilitatori linguistici cui hanno diritto.

Nulla si sa invece riguardo l’effettiva entità delle assunzioni di tali figure professionali nel prossimo anno scolastico, né secondo quali criteri verranno distribuite dalle scuole polo verso gli altri istituti; non ci sono poi previsioni sul numero di ricongiungimenti previsti, nonostante la prefettura possieda tutti i dati dei ricongiungimenti degli anni precedenti, essendo l’organo direttamente competente per tali procedure, cui le domande giungono con mesi e mesi di preavviso. Come è già successo pochi mesi fa, questa mancanza di comunicazione tra prefettura e scuole complica la situazione degli alunni appena arrivati in Italia in cerca di una scuola e mette a rischio la fruizione del diritto universale all’istruzione: si tratta di un altro esempio del razzismo istituzionale a cui sono soggetti alunni e genitori migranti.

 

Ma l’ulteriore gerarchizzazione delle scuole bolognesi nasconde un altro inquietante fatto: la promozione implicita dello strumento delle classi-ponte sperimentato nell’istituto Besta, che sembra aver soddisfatto tutti; dal Ministero dell’Istruzione agli amministratori dell’ufficio scolastico ai dirigenti comunali: tutti si dicono favorevoli all’allargamento di questo sistema alle altre scuole, realizzando classi di soli studenti stranieri al fine di “potenziarne” le competenze linguistiche.

In realtà i criteri pedagogici e didattici che sottendono allo strumento delle classi-ponte ci risultano del tutto sconosciuti, né è chiaro con quali modalità, risorse e benefici tale strumento verrà diffuso in tutto il sistema educativo bolognese, dato che nel protocollo non se ne fa alcuna menzione.

Questo ci sembra eloquente non solo dell’incapacità dei nostri legislatori e amministratori territoriali di affrontare le esigenze di una scuola sempre più multietnica e meticcia (si pensi al tetto massimo del 30% di alunni stranieri per classe previsto dalla riforma Gelmini, palesemente impossibile da rispettare ), ma un ulteriore passo verso la realizzazione di un sistema scolastico (e sociale) sempre più classista e razzista, con studenti cittadini e studenti non cittadini, scuole di serie A e di serie B. Le politiche attuali, che portano più di tre quarti degli alunni migranti in Italia ad iscriversi (quando riescono) ad istituti professionali, trovano terreno fertile già dalle scuole primarie e medie, con la creazione di classi per soli italiani e per soli migranti, in età scolari spesso particolarmente delicate per il confronto con l’alterità etnica e culturale.

 

Come osservatorio contro i respingimenti scolastici continueremo a monitorare da vicino la situazione e le concrete conseguenze del nuovo protocollo, denunciando ogni singolo caso di discriminazione perpetrato nei confronti di alunni stranieri o italiani da parte delle istituzioni comunali e scolastiche.

 

Invitiamo tutte e tutti al presidio delle ore 10.30 e alla conferenza stampa delle ore 12.00 sotto la Prefettura di Bologna, via IV Novembre 24, sabato 30 maggio, insieme al Coordinamento migranti, per denunciare tutte le male pratiche di questura, prefettura e amministrazione comunale nei confronti dei migranti, nonché per puntare l’attenzione sui casi di razzismo istituzionale nei confronti di alunni e genitori migranti.

 

 

Osservatorio Contro i Respingimenti Scolastici Bologna

E-mail: norespingimentiscolastici@gmail.com
Cell.: +39 3396574312 (Andrea)
Facebook: OsservatorioRespingimenti

 

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Sabato 31 maggio ore 10.30 presidio dei/delle migranti di fronte alla Prefettura di Bologna

CHE COSA FA LA QUESTURA CON IL TUO PERMESSO DI SOGGIORNO?

 PRESIDIO DEI/DELLE MIGRANTI DAVANTI LA PREFETTURA DI BOLOGNA

 SABATO 31 MAGGIO, ORE 10.30 VIA IV NOVEMBRE 24

18 maggio: la manifestazione contro CIE e Bossi-Fini passa davanti alla Prefettura

 Da molti mesi, lavoratori e lavoratrici migranti hanno ripreso a lottare: hanno scioperato nella logistica, hanno preso parola in diverse assemblee a Bologna e provincia, sono scesi in piazza in migliaia lo scorso primo marzo per dire Basta sfruttamento e No al ricatto del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro. All’interno dei giorni di azione #mayofsolidarity promossi dal coordinamento europeo Blockupy, domenica 18 maggio hanno sfilato insieme a precari e studenti italiani per il centro di Bologna per dire No CIE, No CARA, né qui né altrove. Durante la manifestazione diverse voci hanno rotto l’assordante silenzio del nuovo governo che non solo continua a tacere sulla legge Bossi-Fini e sulla cittadinanza, ma anche sul permesso di soggiorno a punti per i migranti che sono entrati in Italia dopo marzo 2012. I/le migranti hanno inoltre denunciato la responsabilità di Prefettura e Questura cittadine nella gestione della legge, annunciando una nuova mobilitazione: saremo di nuovo in piazza, il 31 maggio, contro il modo discrezionale con cui Prefettura e Questura gestiscono il rinnovo dei permessi, la concessione dei permessi CE e delle carte di soggiorno, le pratiche della cittadinanza.

NON ACCETTIAMO CHE LA QUESTURA IN MODO ILLEGITTIMO:

  • controlli l’estratto conto dei contributi INPS e neghi il rinnovo del permesso nel caso in cui il datore di lavoro non li abbia versati;
  • continui a rilasciare un permesso per attesa occupazione di solo 6 mesi quando la legge prevede che non sia inferiore a un anno;
  • non rispetti il termine di 60 giorni per rinnovare un permesso e che il permesso rinnovato parta dalla data di presentazione della domanda di rinnovo;
  • non rilasci i permessi a tutti coloro che hanno partecipato all’ultima sanatoria;
  • non rispetti il termine di 730 giorni per la chiusura delle pratiche per ottenere la cittadinanza.

SCARICA E DIFFONDI I VOLANTINI IN FORMATO PDF

Coordinamento Migranti, SIM-Scuola d’italiano con migranti Xm24, Sportello medico-legale Xm24, ALMI-Associazione lavoratori marocchini in Italia, Associazione senegalese Cheikh Anta Diop, Comunità pakistana Bologna.

Per info e adesioni: coo.migra.bo@gmail.com / 3275782056

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2013, fine dell’emergenza. Un’altra accoglienza è possibile

Non più profughi, ma cittadini.Questa è la richiesta rivolta alle istituzioni locali e nazionali da parte dei migranti fuggiti dalle bombe della guerra in Libia nella primavera del 2011.
In questi mesi e in queste settimane, a Bologna, a Rimini, a Reggio Emilia, come in altre parti d’Italia, i richiedenti asilo, i rifugiati e le persone con protezione umanitaria ospitati nella nostra regione nelle differenti strutture del Piano di Accoglienza predisposto dalla Protezione Civile sono scesi nelle strade e

nelle piazze per reclamare il diritto al futuro e ad un’accoglienza degna dopo il 31 dicembre, data in cui termina il il piano Emergenza Nord Africa.
Di fronte alla minaccia sempre più realistica di rimanere senza un tetto, i richiedenti asilo protestano anche in questi giorni per il ritardo dei permessi di soggiorno per motivi umanitari, che arrivano dopo un anno e mezzo di attesa snervante e che sono inadeguati a garantire percorsi di inclusione e di autonomia a fronte della prospettiva di restare senza alloggio.In questo anno e mezzo siamo stati al loro fianco, per sostenerne le battaglie, le aspirazioni e rivendicazioni. Lo Sportello Migranti del TPO a Bologna ha, inoltre, fornito quei servizi che nessuno assicurava loro, malgrado fossero finanziati dalle convenzioni e dai contratti. per sostenerne le battaglie e le aspirazioni, ma anche per fornire quei servizi che nessuno assicurava loro, malgrado fossero finanziati dalle convenzioni e dai contratti. Assistenza legale, accompagnamento ai servizi del territorio, organizzazione dei corsi di italiano, iscrizione al Centro per l’Impiego, raccolta di vestiario, iscrizione ai corsi per la licenza media sono solo alcune delle attività che abbiamo prestato volontariamente, per colmare un gigantesco vuoto lasciato da alcuni gestori, come la Croce Rossa Italiana, che nonostante i circa 3 milioni di euro ricevuti dalla Protezione Civile ha lasciato senza riscaldamento e senza alcun servizio 130 cittadini nigeriani alloggiati presso Prati di Caprara.

Giovedì 20 dicembre assessori di Comuni, Province e Regione si incontreranno nella “Cabina di Regia” per stabilire l “exit strategy” dall’emergenza, che temiamo si risolverà concretamente solo in incentivi al rimpatrio volontario assistito e vaghe misure di sostegno per i più vulnerabili. Un paradosso, che legittima graduatorie dei più svantaggiati per l’accesso al diritto di un futuro, e alla maggioranza si propone di levare il disturbo, ignorando che chiunque sia fuggito dalle bombe, sia stato sfruttato nei cantieri edili o nelle aziende in Libia e sopravvissuto alla traversata del Mediterraneo è “vulnerabile” (specialmente se ha vissuto per 18 in un capannone gelido gestito dalla Croce Rossa Italiana). Ancora una volta la politica investe i fondi nei dispositivi di espulsione tipici di un approccio postcolonialista alle migrazioni anziché in progetti reali e concreti di inclusione sociale.
Accogliamo quindi l’invito dei richiedenti asilo dei Prati di Caprara ad essere presenti sotto alla Regione giovedì 20 dicembre per dire ai membri della Cabina di Regia che per realizzare una strategia veramente efficace di uscita dall’emergenza è necessario che la Croce Rossa Italiana sia sollevata dalla gestione dei Prati di Caprara e di qualsiasi altra struttura di accoglienza per migranti e che al suo posto subentri il Comune di Bologna
che a tutti i migranti afferenti all’Emergenza Nord Africa siano garantiti accoglienza e percorsi di inclusione fino al raggiungimento dell’autonomia

Torniamo ad esigere che l’emergenza causata dalle autorità dello Stato si chiuda con decisioni politiche responsabili, diritti garantiti e programmi, idee, impegni definiti perché i migranti fuggiti dalla Libia meritano molto di più di una eventuale “proroga last minute” delle condizioni attuali con la vaga promessa di realizzare tutto ciò che per un anno e mezzo Governo, Regioni, Protezione Civile e la maggioranza degli enti locali non hanno fatto.
Per questo invitiamo tutte e tutti a sostenere la mobilitazione dei richiedenti asilo che dopo la Marcia della Dignità del 29 ottobre, la manifestazione Rigths Dignity Future del 10 novembre, e a Rimini e Reggio Emilia con iniziative diffuse nelle ultime settimane, tornano ad alzare la voce per rifiutare un destino di emarginazione, povertà e sfruttamento lavorativo.

Giovedì 20 dicembre 2012, ore 14
Presidio sotto alla Regione Emilia Romagna
Viale Aldo Moro 52

Centro sociale TPO, Bologna

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Posizione dei migranti dopo l’incontro con Questura e Prefettura

Noi non ce ne andiamo!

Dopo quattro mesi il Coordinamento Migranti di Bologna e Provincia è riuscito a incontrare i vertici dell’ufficio stranieri della Questura e quelli dello Sportello unico immigrazione della Prefettura al fine di ottenere delle risposte, dopo le richieste presentate durante il presidio del 30 giugno. Queste richieste riguardano ambiti in cui questi organi possono adottare un’interpretazione meno restrittiva della legge rispetto a quanto accaduto fino a oggi. Le nostre richieste sono state chiare, ma le risposte che ci sono state fornite sono state confuse. L’incontro ha reso evidente che Prefettura e Questura si continuano a nascondere dietro a un folto corpo di leggi, prassi e abitudini che sembrano impedire qualunque cambiamento.

 

·         Con riferimento alla questione dei contributi INPS, Questura e Prefettura hanno affermato che attraverso nuovi protocolli tra amministrazioni, i migranti non sono obbligati a portare il rendiconto dei contributi INPS in Questura. Il venir meno di questa vessazione, però, non risolve il problema: il versamento dei contributi continua a essere considerato un requisito necessario per il rinnovo del PDS. Il peso è scaricato interamente sui migranti, il cui PDS è messo a rischio dai ritardi o dall’evasione fiscale dei datori di lavoro, rendendo evidente la disparità di trattamento.

·         Per quanto riguarda i requisiti di reddito i rappresentanti di Questura e Prefettura hanno affermato che, a fronte di una legge che lega il permesso di soggiorno al lavoro e alla situazione economica dei migranti, loro sono tenuti a controllare non soltanto la condizione presente dei richiedenti, ma anche la condizione passata, al fine di verificare la sussistenza di fonti lecite di sostentamento.

Risulta però evidente che su questo punto come su altri non vi sia né univocità né chiarezza sui modi e sull’estensione di tali verifiche. Questo lascia ampi margini di manovra e discrezionalità agli uffici competenti. I vertici di Questura e Prefettura confermano ciò dichiarando che, in questi casi, la loro prassi si rifà alla giurisprudenza. Nei casi di poca chiarezza, dichiarano di rifarsi ai pronunciamenti del Consiglio di Stato, in particolare ad un risalente al mese scorso, in cui sarebbe confermata la necessità di controllare i redditi e i contributi passati prima di rilasciare il permesso di soggiorno. Di fronte a ciò, rileviamo come vi siano diversi pronunciamenti del Consiglio di Stato, non tutti univoci e non sempre obbligatori. Il problema da noi sollevato riguarda la mancanza di volontà e di coraggio, per adottare una prassi che sia estensiva e inauguri una nuova giurisprudenza capace di rispondere ai drammatici problemi prodotti dalla crisi economica. Questura e Prefettura non possono trincerarsi dietro tali pronunciamenti per legittimare ex-post una prassi che deriva da scelte e non da necessità.

Ne è un esempio anche la durata del permesso di soggiorno per ricerca lavoro, sempre applicata avendo come riferimento la durata minima prevista dalla legge, ora passata a 12 mesi dopo i precedenti 6. Nulla impedisce agli uffici competenti di estendere tale durata a 24 mesi, nel contesto di crisi che stiamo vivendo. Ma questo non accade.

Questura e Prefettura dichiarano che tutti questi controlli vanno nella direzione di tutelare l’interesse dello Stato e del lavoratore nel controllare l’eventuale presenza di lavoro nero. Una motivazione a dir poco sorprendente: tali controlli hanno come effetto probabile il diniego del permesso di soggiorno, e dunque la clandestinizzazione dei migranti, ed è noto che senza un permesso valido non è possibile accedere a un lavoro regolare. Inoltre, avere un lavoro non significa poter rinnovare il permesso, in un “mercato del lavoro” caratterizzato strutturalmente da rapporti di lavoro precari, sottopagati, cosiddetti in nero o comunque non formalizzati. Una realtà che gli organi dello Stato fingono di ignorare. Tutto il peso di tale situazione cade sui lavoratori: oltre all’assenza di ogni minima tutela che caratterizza questi rapporti di lavoro, Prefettura e Questura di Bologna ci hanno praticamente detto che mettere a rischio anche il permesso di soggiorno è un favore che fanno ai lavoratori migranti.

A noi sembra, invece, che queste procedure complichino volutamente il rinnovo del permesso di soggiorno, anche in presenza di un contratto di lavoro regolare e attualmente in essere, con l’effetto di condannare la disoccupazione passata e rendere impossibile la vita dei migranti in una situazione in cui il lavoro è sempre più precario e la disoccupazione dilaga.

Durante l’incontro, i responsabili di Questura e Prefettura hanno affermato che questi controlli sono motivati anche dalla necessità di evitare che persone che non contribuiscono alla fiscalità generale poi abbiano il beneficio di servizi pagati da suddetta fiscalità. Ma di quali benefici parlano? Di fatto, in questo modo i migranti, che secondo tutti i dati hanno largamente contribuito in questi anni alle finanze dello Stato, prima pagano, poi vengono eliminati per via burocratica nel momento di difficoltà. Addirittura, hanno detto che sono fatti per garantire il diritto alla pensione: forse non sanno che i migranti rischiano di perdere tutti i contributi versati se perdono il permesso di soggiorno?

Ne risulta un quadro agghiacciante, in cui i migranti vengono usati come emblema di un finta lotta all’evasione fiscale, al lavoro nero, alla crisi del welfare. Queste lotte per noi sono solo lotte contro i migranti e contro i lavoratori, che vengono così presi in giro in nome di quel razzismo istituzionale per cui le difficoltà economiche diventano un giudizio morale sui migranti e le loro condotte di vita.

Mentre si pongono come puri esecutori della legge e garanti dell’ordine pubblico, di fronte alla richiesta di aprire uno sportello informazioni, Questura e Prefettura dichiarano di fatto di non riuscire per carenza di personale e di risorse. Negando così il diritto di informazione a un cittadino straniero dello stato della sua pratica, poiché l’accesso al servizio mail non è universale come vorrebbero far credere.

Nello stesso contesto di carenza di personale ci è stato detto che l’attesa di un permesso di soggiorno, che non dovrebbe essere più lunga di 40 giorni, dipende dal personale che hanno a disposizione e quindi ora l’attesa di un PDS è più di tre mesi, senza un sportello informazioni e senza nessuna certezza di ottenere informazioni sul sito internet dove dovrebbe essere possibile avere aggiornamenti della pratica. Tradotto: Questura e Prefettura di Bologna, di fronte alle legittime richieste e proteste dei migranti, dichiarano di essere sotto organico rispetto ai compiti che la legge attribuisce loro nell’espletazione delle pratiche relative ai permessi di soggiorno. Inoltre, che non ci sarebbero i soldi per riparare l’unico bagno presente all’Ufficio Stranieri di via Bovi Campeggi, dove i migranti sono costretti a rimanere in attesa anche per ore.

Il comportamento che spesso assumono gli agenti e il personale presente nei confronti dei migranti, che comprende maleducazione ed epiteti razzisti pronunciati ad alta voce, è noto a tutti coloro che abbiano avuto bisogno di recarsi in Questura per questi motivi. La verità è che non avere un punto informativo ha il solo scopo di tenere i migranti lontani dagli occhi pubblici. La ridicola controproposta di una buchetta dove i migranti possono mettere le loro richieste denota il livello di serietà di certe posizioni.

I principali sindacati e associazioni di questa città hanno deciso negli anni di collaborare al fine di nascondere questi problemi, accontentandosi di ottenere soluzioni parziali a problemi particolari, offrendo anche i propri uffici stranieri per evitare il caos che questa legge produce. Noi pensiamo invece che sia ora di prendere atto che di fronte a queste leggi sull’immigrazione e l’impatto della crisi economica su tutti i lavoratori e le lavoratrici, non è possibile mantenere una posizione di mediazione. L’impegno per risolvere situazioni particolari non può continuare a essere un alibi per evitare di assumersi la responsabilità della lotta al razzismo istituzionale e contro la legge Bossi-Fini. Questo è quello che noi continueremo a fare.

30/10/2012

Coordinamento Migranti Bologna e provincia

http://coordinamentomigranti.org/

coo.migra.bo@gmail.com

327.57.82.056

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Sabato 30 GIUGNO 2012 – PRESIDIO “NOI NON CE NE ANDIAMO!”

PRESIDIO DEI MIGRANTI E CON I MIGRANTI,

DAVANTI ALLA PREFETTURA DI BOLOGNA,

SABATO 30 GIUGNO

DALLE ORE 10.30

  • per sostenere e rilanciare la richiesta di una moratoria urgente sui permessi di soggiorno nelle zone terremotate
  • per denunciare l’applicazione della legge da parte di Questure e Prefetture che di fatto spesso impedisce di ottenere il permesso per ricerca lavoro
  • per dire NO alla legge Bossi-Fini e al contratto di soggiorno, per il permesso di soggiorno per tutte e tutti senza truffe né ricatti

Facciamo appello a tutte le realtà e a tutti gli uomini e le donne che hanno sottoscritto la richiesta per una moratoria urgente sui permessi di soggiorno e che possono raggiungere Bologna a essere attivamente con noi quel giorno.

    

 

Coordinamento Migranti Bologna e provincia, Coordinamento Migranti Cento, Scuola d’Italiano con migranti Xm24, Sportello medico-giuridico Al-Sirat, On the Move – generazioni in movimento, migranda, (s)connessioni precarie

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Appello per presidio 30 giugno davanti alla prefettura di Bologna

Noi non ce ne andiamo: appello per un presidio dei migranti e con i migranti, il 30 giugno davanti alla prefettura di Bologna


Il dramma del terremoto ha messo in luce il disastro che si chiama legge Bossi-Fini. Noi migranti siamo oltre cinque milioni in Italia, ma siamo considerati uguali agli altri solo per essere sfruttati o quando sacrifichiamo la nostra vita sui posti di lavoro. A causa di questa legge, del contratto di soggiorno, della presenza dei CIE, della minaccia dell’espulsione, noi migranti siamo doppiamente ricattati sui posti di lavoro, nello studio e in ogni ambito della vita. A causa di questa legge, tanti stanno perdendo le condizioni per rinnovare il permesso per sé e per i propri figli nati qui o arrivati da piccoli. Questo succede anche perché le Questure stanno interpretando la legge in maniera restrittiva: chiedendo continui aggiornamenti della documentazione, concedendo permessi della stessa durata di contratti di lavoro sempre più precari. Per chi è senza permesso è invece impossibile ottenerlo e migliaia di persone stanno ancora aspettando una risposta dopo la sanatoria-truffa del 2009.

A causa di questa legge, migliaia di persone, lavoratori e lavoratrici, studenti, bambini che vivevano nelle zone colpite dal terremoto rischiano ora di perdere, oltre alla casa e al lavoro, anche i documenti. La Bossi-Fini è un disastro che rende ancora più insopportabile il dramma del terremoto. È inaccettabile il silenzio del governo sulla moratoria per i permessi di soggiorno. D’altra parte, cambiano i governi ma non la Bossi-Fini, e l’unica differenza è la tassa odiosa sui permessi di soggiorno. Per il resto solo parole e le solite promesse. Tutti però sanno che noi migranti siamo una parte fondamentale di questo paese. Qui lavoriamo, qui nascono, crescono, studiano i nostri figli e le nostre figlie. Se noi migranti non abbiamo sicurezza nessuno potrà averla, perché la Bossi-Fini è una fabbrica di sfruttamento e precarietà che colpisce tutti. In questa situazione è necessario scegliere da che parte stare: noi non accettiamo che questo sia considerato normale.

Per questo non stiamo zitti. Non accettiamo la Bossi-Fini: non accettiamo di essere ogni giorno ricattati dove viviamo e lavoriamo, non accettiamo che il dramma del terremoto diventi un disastro per i migranti. Per questo invitiamo uomini e donne, migranti e italiani, a partecipare al

PRESIDIO DEI MIGRANTI E CON I MIGRANTI, DAVANTI ALLA PREFETTURA DI BOLOGNA, SABATO 30 GIUGNO DALLE ORE 10.30

  • per sostenere e rilanciare la richiesta di una moratoria urgente sui permessi di soggiorno nelle zone terremotate
  • per denunciare l’applicazione della legge da parte di Questure e Prefetture che di fatto spesso impedisce di ottenere il permesso per ricerca lavoro
  • per dire NO alla legge Bossi-Fini e al contratto di soggiorno, per il permesso di soggiorno per tutte e tutti senza truffe né ricatti

Facciamo appello a tutte le realtà e a tutti gli uomini e le donne che hanno sottoscritto la richiesta per una moratoria urgente sui permessi di soggiorno e che possono raggiungere Bologna a essere attivamente con noi quel giorno.

Coordinamento Migranti Bologna e provincia, Coordinamento Migranti Cento, Scuola d’Italiano con migranti Xm24, Sportello medico-giuridico Al-Sirat

Info: coo.migra.bo@gmail.com / 327.57.82.056

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