Archivio per la categoria Appelli

Sabato 31 maggio ore 10.30 presidio dei/delle migranti di fronte alla Prefettura di Bologna

CHE COSA FA LA QUESTURA CON IL TUO PERMESSO DI SOGGIORNO?

 PRESIDIO DEI/DELLE MIGRANTI DAVANTI LA PREFETTURA DI BOLOGNA

 SABATO 31 MAGGIO, ORE 10.30 VIA IV NOVEMBRE 24

18 maggio: la manifestazione contro CIE e Bossi-Fini passa davanti alla Prefettura

 Da molti mesi, lavoratori e lavoratrici migranti hanno ripreso a lottare: hanno scioperato nella logistica, hanno preso parola in diverse assemblee a Bologna e provincia, sono scesi in piazza in migliaia lo scorso primo marzo per dire Basta sfruttamento e No al ricatto del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro. All’interno dei giorni di azione #mayofsolidarity promossi dal coordinamento europeo Blockupy, domenica 18 maggio hanno sfilato insieme a precari e studenti italiani per il centro di Bologna per dire No CIE, No CARA, né qui né altrove. Durante la manifestazione diverse voci hanno rotto l’assordante silenzio del nuovo governo che non solo continua a tacere sulla legge Bossi-Fini e sulla cittadinanza, ma anche sul permesso di soggiorno a punti per i migranti che sono entrati in Italia dopo marzo 2012. I/le migranti hanno inoltre denunciato la responsabilità di Prefettura e Questura cittadine nella gestione della legge, annunciando una nuova mobilitazione: saremo di nuovo in piazza, il 31 maggio, contro il modo discrezionale con cui Prefettura e Questura gestiscono il rinnovo dei permessi, la concessione dei permessi CE e delle carte di soggiorno, le pratiche della cittadinanza.

NON ACCETTIAMO CHE LA QUESTURA IN MODO ILLEGITTIMO:

  • controlli l’estratto conto dei contributi INPS e neghi il rinnovo del permesso nel caso in cui il datore di lavoro non li abbia versati;
  • continui a rilasciare un permesso per attesa occupazione di solo 6 mesi quando la legge prevede che non sia inferiore a un anno;
  • non rispetti il termine di 60 giorni per rinnovare un permesso e che il permesso rinnovato parta dalla data di presentazione della domanda di rinnovo;
  • non rilasci i permessi a tutti coloro che hanno partecipato all’ultima sanatoria;
  • non rispetti il termine di 730 giorni per la chiusura delle pratiche per ottenere la cittadinanza.

SCARICA E DIFFONDI I VOLANTINI IN FORMATO PDF

Coordinamento Migranti, SIM-Scuola d’italiano con migranti Xm24, Sportello medico-legale Xm24, ALMI-Associazione lavoratori marocchini in Italia, Associazione senegalese Cheikh Anta Diop, Comunità pakistana Bologna.

Per info e adesioni: coo.migra.bo@gmail.com / 3275782056

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Di Porta in Porta R-Esistiamo in autogestione! Venerdì 16 maggio dalle 17 alle 20

Venerdì 16 ci uniamo anche noi della Scuola d’Italiano con Migranti all’iniziativa Di Porta in Porta in solidarietà con Atlantide! Parteciperemo con materiali didattici/informativi e attività di presentazione della scuola, anche in vista del corteo #NoCieNoCara di  Domenica 18 Maggio. Saremo a Porta GallieraPorta delle Pratiche di autogestione in movimento dalle 17 alle 20 per tre ore di socialità e di autorganizzazione viva e attiva!

Di seguito pubblichiamo dal blog di Atlantide la presentazione e il programma dell’evento contro lo sgombero di Atlantide e contro la museificazione degli spazi pubblici

Di Porta in Porta R-Esistiamo in autogestione!

Un’esposizione vivente dell’autogestione contro la museificazione degli spazi pubblici, contro lo sgombero di Atlantide

C’è una Stra(na)Bologna, solo apparentemente sommersa. Una Bologna che r-esiste alla gentrificazione del centro storico prodotta da Eataly, alla speculazione e spettacolarizzazione del cibo promossa da F.I.C.O, che rifiuta la logica della sussidiarietà dietro la quale si nascondono lavoro gratuito, sfruttamento della cittadinanza attiva e precarietà, che si oppone alla riapertura del CIE e alla presenza in città di sedi neofasciste come quella di Casa Pound, che risponde #Io Decido! alle preghiere dei cattointegralisti misogini e lesbotransomofobi davanti agli ospedali pubblici.

E’ la Bologna dell’autogestione e dell’autorganizzazione, dell’autodeterminazione delle donne e delle lesbiche, delle soggettività gay e trans, delle migranti e dei migranti, di precari-e e disoccupat*.

Quella che ha costruito e continua a costruire una cultura e una pratica viva della valorizzazione delle differenze, dell’antisessismo, dell’antifascismo e dell’antirazzismo, dell’antiproibizionismo e dell’antiautoritarismo, della libera circolazione delle persone e dei saperi. Quella che r-esiste allo sfacelo prodotto dal modello di sviluppo capitalista promuovendo relazioni sociali orizzontali e realmente cooperative. Quella che inorridisce di fronte all’idea che l’esperienza di Atlantide, che in quindici anni ha reso Porta Santo Stefano uno spazio pubblico comune femministatransfrociopunk, venga sgomberata e rimpiazzata da un museo. E’ la stessa Bologna che venerdì 16 maggio, dalle ore 17 alle ore 20, si ri-prenderà la città trasformando le sue Porte in un’esposizione vivente dell’autogestione, contro la museificazione degli spazi pubblici, contro lo sgombero di Atlantide. Atlantide R-esiste!

di porta in porta

::: Programma (in aggiornamento) :::

Porta Galliera Porta delle Pratiche di autogestione in movimento con musica, palestre popolari, interventi antipro e rete delle mense autogestite.

Porta Mascarella Porta del diritto all’abitare, con le occupanti e gli occupanti di via Irnerio, via Toscana e via XXI Aprile.

Porta San Donato Porta Senza Frontiere, con mostra e materiali informativi verso la manifestazione #NoCieNoCara del 18 maggio.

Porta San Vitale Porta dei Ritmi R-esistenti, con la Sambalotta.

Porta Mazzini Porta dell’Autodeterminazione…di aborto libero e obiettori estinti! ♀♀

Porta Santo Stefano Porta della R-esistenza, concerti, apericena, debutto della Corale Atlantidea, Mostre viventi e qualche altra sorpresa con Atlantide e Berneri.

Porta Saragozza Porta Instant Drag, entri di un genere, esci di un altro!

Porta Lame Porta delle Arti Sociali, musica, video e danza con le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo.

::: Biciclettata solidale di Porta in Porta, con AntifaBikePunx: appuntamento alle ore 17 alla Porta delle Pratiche di autogestione in movimento (Porta Galliera)

::: Gran Tour delle Porte R-esistenti: appuntamento alle ore 19.00 alla fermata del 32 di fronte alla Stazione Centrale

per ulteriori info: atlantide(punto)resiste(at)gmail.com

qui l’evento faccialibro

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Praticare il dissenso, solidarietà senza confini: impedire la riapertura del CIE di via Mattei

MayofSolidarity Il Ministero dell’Interno ha stanziato i finanziamenti per i lavori di riapertura del CIE di Via Mattei, il centro di detenzione per migranti che ha rappresentato una pagina nera nella storia di Bologna.Noi non siamo disponibili ad accettare la sua riapertura e riteniamo necessario opporre con forza il rifiuto di tutta la città a questa fabbrica di ingiustizia e sofferenza, che rinchiude e priva della libertà i migranti per il solo fatto di non avere o di aver perso il permesso di soggiorno. Per questo invitiamo tutte e tutti a costruire insieme una grande manifestazione per domenica 18 maggio.

Un rifiuto dimostrato in oltre quindici anni di lotte che, a Bologna come altrove, hanno espresso – dall’esterno e dall’interno di quelle gabbie – un’opposizione senza ambiguità all’aberrazione umana e giuridica rappresentata dai CIE. Battaglie che hanno denunciato come la detenzione amministrativa – prevista per la prima volta dalla legge Turco-Napolitano – sia funzionale ai dispositivi legislativi che mirano a sfruttare, ricattare, discriminare i migranti, come la legge Bossi-Fini. Grazie a questi percorsi di mobilitazione e al protagonismo dei migranti in lotta dentro e fuori i luoghi di lavoro si è consolidato un patrimonio di dissensoche ha indicato le responsabilità degli attori coinvolti, incluse le amministrazioni locali, oggi a favore della chiusura definitiva del CIE di via Mattei.

Ma non possiamo fermarci qui. Sappiamo che l’attuale chiusura del CIE è anche frutto di questo percorso di resistenza, tuttavia siamo consapevoli che la politica nazionale ed europea in materia di migrazione e asilo prosegue nella direzione del blocco selettivo della libertà di movimento e dei percorsi individuali. Da un lato, è rafforzata la militarizzazione dei confini «materiali» e dei sistemi di respingimento/deportazione (come mostra la missione militare mare nostrum), dall’altro sono moltiplicate le barriere «immateriali» alla circolazione e all’inclusione nello spazio europeo. Ne sono esempio non solo le procedure di rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno che subordinano il diritto di restare al reddito e al contratto di lavoro, ma anche i requisiti di accesso al welfare, agli ammortizzatori sociali, alla previdenza. In tempi di crisi è ancor più evidente la logica escludente volta a costruire sempre nuovi confini, «materiali» e «immateriali», per cui casa, salute, istruzione, reddito sono trasformati da diritti a «privilegi» quasi irraggiungibili per gran parte della popolazione, migrante e non.

È ormai sotto gli occhi di tutti che le politiche di governo delle migrazioni, di cui sono espressione sistemi di confinamento come i CIE (ma anche i cosiddetti centri di accoglienza per richiedenti asilo – CARA), sono il terreno su cui si ridisegnano lo statuto complessivo della cittadinanza e le gerarchie dello sfruttamento. Basta considerare uno dei capisaldi dell’Unione Europea: la libera circolazione. Non solo essa è vietata per migranti e rifugiati (vale per questi ultimi il regolamento di Dublino), ma anche chi – pur essendo cittadino europeo – non soddisfa requisiti di reddito e residenza deve rinunciare ai diritti previsti dai singoli Stati dell’Unione. Ecco allora che l’inaccettabile discriminazione tra cittadini comunitari e non si riproduce in forme di differenziazione e gerarchizzazione anche fra gli stessi comunitari, come mostrano le richieste dei primi ministri, inglese e tedesco, di introdurre quote di ingresso per gli europei, l’allontanamento dal Belgio di cittadini italiani, quello di cittadini romeni di minoranza rom da molti Stati membri, senza sottovalutare le conseguenze del recente referendum in Svizzera.

Le stesse forme di segregazione e  governo della mobilità delle persone vengono attuate anche fuori dai confini europei, a livello globale, andando a delineare nuove geografie della disuguaglianza lungo linee di classe, ‘razza’ e genere. Il governo del lavoro migrante su scala globale si gioca anche sulla costruzione di centri di detenzione nelle frontiere esterne dell’Europa, dall’Ucraina alla Libia, ottenuta in cambio di investimenti e vantaggi commerciali.

Di fronte a politiche europee e nazionali che mirano a separare e diversificare, ci sentiamo sempre più uniti nelle nostre differenze e condizioni. Alla minaccia dell’egoismo e dell’indifferenza reagiremo il 18 maggio, all’interno della settimana di mobilitazione promossa tra gli altri dal coordinamento Europeo Blockupy, con solidarietà e determinazione, consapevoli che libertà e democrazia sono da reinventare e costruire attivamente dalla parte dei migranti, per il diritto a una vita degna per tutti/e, partendo dall’opposizione a tutti gli strumenti del razzismo istituzionale come i centri di detenzione e identificazione.

Lanciamo per questo un’assemblea cittadina giovedì 8 maggio alle 20.30 presso Làbas occupato, per costruire insieme una grande giornata di lotta nell’ambito della mobilitazione europea.

Adl Cobas, ALMI – Associazione lavoratori marocchini in Italia, Associazione senegalese Cheikh Anta Diop, Carovana Europea Bruxelles 2014, Cobas Bologna, Comunità pachistana Bologna, Coordinamento Migranti, Cs TPO, Hic Sunt Leones Football antirazzista, Làbas occupato, Laboratorio On the Move, Lavoratori e lavoratrici anarchici, Lavoro Insubordinato, 
RID/CommuniaNetwork, ∫connessioni precarie, Scuola Kalima Tpo, SIM – scuola di italiano con migranti Xm24, Sportello medico-legale Xm24, Sportello legale Tpo, Unione sindacale italiana – Associazione internazionale dei lavoratori; Lavoratori e lavoratrici anarchici, Vag61…

#NoCieNoCara #BastaBossiFini #NoBorderRegime #StopDetention

Per adesioni: nocienocara@gmail.com

Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/305128942972564/

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Reato di soggiorno per punti

pallottoliereCon una circolare dello scorso febbraio il Ministero dell’Interno ha illustrato alle Prefetture il regolamento sull’accordo di integrazione, rendendo così esecutive le procedure di verifica del cosiddetto “permesso di soggiorno a punti” entrato in vigore nel marzo del 2012 con il decreto dell’allora ministro Maroni. Si tratta di una verifica che riguarda al momento soltanto circa 26 mila migranti (tra questi poco più di 2 mila nella provincia di Bologna). Eppure, l’accordo di integrazione e il relativo permesso a punti costituiscono il futuro orizzonte del razzismo istituzionale volto a definire le nuove gerarchie dello sfruttamento del lavoro migrante.

Ad eccezione di quanti hanno il permesso di soggiorno per asilo e per motivi umanitari, oppure di quanti hanno esercitato il diritto al ricongiungimento familiare o hanno ottenuto un permesso di soggiorno CE di lungo periodo o la carta di soggiorno, tutti i migranti entrati in Italia dopo il 10 marzo 2012 (data del decreto Maroni) sono obbligati a sottoscrivere un accordo di integrazione, firmando una Carta dei Valori e impegnandosi così a raggiungere (partendo da 16 punti) un minimo di 30 punti per non perdere il permesso di soggiorno e non essere espulsi. Dopo due anni dalla firma, lo Sportello Unico dell’Immigrazione è, infatti, chiamato a verificare il rispetto dell’accordo calcolando i punti conquistati e quelli persi. Che cosa stabilisce la Carta dei Valori? E soprattutto come si conquistano o si perdono punti?

La “Carta dei Valori, della Cittadinanza e dell’Integrazione” descrive l’Italia come una comunità di persone e di valori: una sorta di paradiso in terra! Tra i molti valori che rendono gioiosa la vita in paradiso, ci sono: libertà, giustizia, uguaglianza, solidarietà, dignità, la parità tra uomo e donna, i diritti umani e persino quelli sociali, come se il welfare non fosse ormai un miraggio per tutti, precari, operai e migranti. In effetti, quando entrano per la prima volta in questo paese, i migranti forse non sanno che esistono i centri di identificazione ed espulsione (CIE) dove si può essere rinchiusi per mesi senza aver commesso alcun reato, ma soltanto per aver perso il diritto a restare. Non sanno che per rinnovare il permesso dovranno dimostrare continuamente di avere un contratto di lavoro, di avere un reddito sufficiente, una casa con una certa metratura e di aver versato i contributi. Non sanno neanche di dover pagare centinaia di euro a ogni rinnovo per ogni membro della loro famiglia e di dover aspettare mesi (anche se la legge stabilisce un tempo massimo di sessanta giorni) per avere in mano un foglio di carta che talvolta è persino consegnato in scadenza. Non sanno inoltre che non potranno riscattare i contributi versati in anni di lavoro, nel caso perdessero il permesso o decidessero di tornare nel loro paese (a meno di accordi bilaterali stipulati dal governo italiano, ancora però con pochi paesi). Non sanno che dovranno aspettare più di dieci anni per avere la cittadinanza, semmai riusciranno a ottenerla. Non sanno che i loro figli nati e cresciuti qui non sono cittadini, ma dovranno sottostare come loro al ricatto del permesso di soggiorno una volta compiuti 18 anni e terminati gli studi. Non sanno neanche che può succedere che i loro figli siano respinti dalle scuole, si dice per “mancanza di posti”, nonostante il diritto alla scuola dell’obbligo sia stabilito dalla Costituzione. La Carta dichiara inoltre la parità di genere, ma le migranti che entrano per ricongiungimento familiare non sanno che per lo Stato italiano “esistono” soltanto nel permesso di soggiorno del marito. Però la poligamia è vietata. Non sapendo tutto questo, senza dubbio, i migranti aderiranno più che volentieri ai valori di una Carta che li vuole integrare in un paese che affonda le sue radici nella “tradizione ebraico-cristiana”, ma che comunque garantisce la libertà religiosa.

Dopo aver sottoscritto la Carta e stipulato l’accordo di integrazione, i migranti entrano in paradiso direttamente nel girone dei giochi a premi. Ecco alcuni esempi. Dopo due anni, chi dimostrerà di conoscere bene la lingua italiana – avendo conseguito titoli scolastici oppure semplicemente pagando un corso in una scuola d’italiano – conquisterà dai 10 ai 30 punti a seconda del livello di conoscenza. Chi avrà frequentato istituti tecnici o corsi universitari, oppure chi insegnerà nelle università, otterrà fino a un massimo di 50 punti. Diversamente, chi avrà conseguito semplicemente un diploma di istruzione secondaria o avrà aggiornato le proprie competenze con corsi di formazione professionale conquisterà soltanto un misero premio di 4 o 5 punti. Infine, sono previsti 6 punti per chi avrà un regolare contratto di affitto o di acquisto di una casa, e 4 punti per chi sceglierà un medico di base. Sanzioni penali e pecuniarie per reati e illeciti amministrativi e tributari di vario tipo comportano invece la perdita di un minimo di 2 punti fino a un massimo di 25.

A questo punto le regole del gioco a premi dovrebbero essere chiare. Dopo due anni, chi avrà raggiunto 30 punti sarà “libero” di vivere in paradiso pur dovendo sottostare al ricatto del permesso di soggiorno legato al lavoro. Chi invece non avrà raggiunto 30 punti retrocede in purgatorio, rimane cioè sotto “giudizio” e avrà tempo ancora un anno per redimersi. Alla scadenza dell’anno, se i termini dell’accordo di integrazione non saranno rispettati, il suo permesso di soggiorno sarà revocato e si ritroverà in mano il foglio di via: sarà espulso. La revoca del permesso è immediata nel caso di punteggio pari a 0 dopo due anni dalla stipula del contratto. Alla fine del gioco quello che è chiaro è che il paradiso descritto dalla Carta dei Valori non è altro che l’inferno delle nuove gerarchie del razzismo istituzionale, non solo tra migranti e italiani, ma tra gli stessi migranti.

Quando è entrata in vigore ormai più di dieci anni fa, la legge Bossi-Fini ha introdotto in modo più stringente di quanto non fosse in passato il legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro: il permesso di soggiorno è così diventato un vero e proprio ricatto che, in particolare in seguito alla crisi economica, ha costretto i migranti ad accettare qualsiasi lavoro, senza qualifiche e sicurezze, con salari sempre più bassi e tempi di lavoro sempre più intensi. In questo modo, mettendo in competizione tra loro migranti, operai e precari italiani, il ricatto del permesso di soggiorno non ha soltanto impoverito il lavoro migrante, ma ha indebolito tutto il lavoro. Oggi, quando i migranti – in particolare nel settore della logistica – hanno nuovamente dimostrato che è possibile rompere il ricatto del permesso lottando insieme per conquistare salario e abolire la legge Bossi-Fini, l’accordo di integrazione e il “permesso  di soggiorno a punti” intendono rafforzare quel ricatto stabilendo nuove e profonde gerarchie. Anche se per il momento coinvolgono poche decine di migliaia di migranti, in prospettiva queste nuove norme avranno un preciso risvolto politico: posizionare i migranti dentro specifiche gerarchie che corrispondono alla loro istruzione, alle loro competenze professionali, al loro comportamento sociale. Se la legge Bossi-Fini ha reso i migranti tutti uguali come forza lavoro usa e getta funzionale alle esigenze dei padroni, l’accordo di integrazione e il permesso a punti vorrebbero stabilire quali migranti possono conquistare il diritto di restare e in quale posizione nel mercato del lavoro, a seconda della loro capacità di adeguarsi alle esigenze delle imprese e alle regole della società. Per certi versi, queste norme hanno anticipato e ora funzionano in modo complementare alle recenti riforme del lavoro (ultimo in ordine di tempo il decreto del ministro del lavoro “cooperativo”) che hanno ulteriormente individualizzato e precarizzato il lavoro, scaricando completamente sul lavoratore la responsabilità di conquistare un’occupazione dando buona prova di sé nella formazione, nel lavoro e nel mercato. Di nuovo, allora, la sfida politica che i migranti lanciano a tutti – movimenti, associazioni, sindacati – è quella di riconoscere e sostenere le rivendicazioni del lavoro migrantecontro i centri di detenzione, il ricatto del permesso e la precarizzazione di tutto il lavoro: migranti, precari e operai italiani devono lottare insieme per rompere le gerarchie dello sfruttamento.

Coordinamento Migranti – Scuola di Italiano con Migranti XM24 – Sportello Legale XM24

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Vi osserviamo! E’ operativo a Bologna l’Osservatorio contro i respingimenti scolastici

LOGODefDopo il caso del ragazzo bengalese respinto al momento di iscriversi a scuola, nasce a Bologna l’Osservatorio contro i respingimenti scolastici, ‎di cui riportiamo il volantino di presentazione. L’osservatorio mette a disposizione un numero di telefono al quale inviare segnalazioni e notizie utili per monitorare la situazione relativa ai respingimenti scolastici. L’osservatorio scenderà in piazza il prossimo Primo Marzo alla manifestazione dei e delle migranti per dare visibilità alla questione dei respingimenti. Questa é infatti un’altra espressione del razzismo istituzionale di cui sono vittime i migranti in questo Paese e contro cui prenderanno parola il Primo Marzo.

VI OSSERVIAMO! NO AI RESPINGIMENTI SCOLASTICI!

A dicembre il caso di un ragazzo bengalese che è stato rifiutato dalla scuola alla quale aveva chiesto di iscriversi ha attirato l’attenzione dei media. In seguito alla denuncia della Scuola di Italiano con Migranti di XM24 è stato subito trovato un posto per lo studente, che per ben otto mesi ha subito una grave lesione del suo diritto all’istruzione, pur sancito dalla Costituzione. Il 3 febbraio, giorno dell’apertura delle prescrizioni, abbiamo convocato una conferenza stampa affermando che quello denunciato non è un caso isolato, ma una situazione sempre più diffusa ed allarmante: siamo davanti ad un altro esempio di razzismo istituzionale che colpisce i migranti in questo Paese.

 Abbiamo deciso perciò di aprire un Osservatorio contro i respingimenti scolastici, per raccogliere tutti i casi di respingimenti scolastici e denunciarli pubblicamente. La lesione del diritto all’istruzione, che ormai troppo spesso coinvolge i figli dei migranti, è una pratica chiaramente discriminatoria: i responsabili sono perseguibili legalmente e chi subisce un danno può esigere un risarcimento.

La scuola destinataria dell’iscrizione è infatti tenuta a procedere all’accettazione della stessa ovvero smistare la domanda ad altro istituto laddove non abbia modo di accogliere la domanda, ma sempre nel rispetto delle preferenze indicate dalla famiglia al momento di iscrizione del proprio figlio. In ogni caso le scuole e l’ufficio scolastico devono formalmente farsi carico di tutti gli alunni in egual modo e provvedere efficacemente al loro inserimento scolastico.

Nel caso capiti anche a tuo figlio di essere respinto dalla scuola, fai una segnalazione e rivolgiti agli avvocati dell’osservatorio contro i respingimenti scolastici di Bologna.

 Come studenti, genitori, insegnanti e personale amministrativo delle scuole vigileremo sui casi di respingimento scolastico,  e sulle prassi che vedono la creazione di classi ghetto.

Per noi si tratta di evidente razzismo istituzionale che, sommato alle carenze strutturali di risorse destinate alla scuola pubblica, impone di attivarsi e denunciare i responsabili!

Osservatorio contro i respingimenti scolastici

Tel. 3396574312

e-mail: osservatoriorespingimenti@lists.contaminati.net

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Nasce l’osservatorio contro i respingimenti scolastici

LOGODefA dicembre il caso di un ragazzo bengalese che è stato rifiutato dalla scuola alla quale aveva chiesto di iscriversi ha attirato l’attenzione dei media. In seguito alla denuncia della Scuola di Italiano con Migranti di XM24 è stato subito trovato un posto per lo studente, che per ben otto mesi ha subito una grave lesione del suo diritto all’istruzione, pur sancito dalla Costituzione. Il 3 febbraio, giorno dell’apertura delle prescrizioni, abbiamo convocato una conferenza stampa affermando che quello denunciato non è un caso isolato, ma una situazione sempre più diffusa ed allarmante: siamo davanti ad un altro esempio di razzismo istituzionale che colpisce i migranti in questo Paese.

Abbiamo deciso perciò di aprire un Osservatorio contro i respingimenti scolastici, per raccogliere tutti i casi di respingimenti scolastici e denunciarli pubblicamente. La lesione del diritto all’istruzione, che ormai troppo spesso coinvolge i figli dei migranti, è una pratica chiaramente discriminatoria: i responsabili sono perseguibili legalmente e chi subisce un danno può esigere un risarcimento.

La scuola destinataria dell’iscrizione è infatti tenuta a procedere all’accettazione della stessa ovvero smistare la domanda ad altro istituto laddove non abbia modo di accogliere la domanda, ma sempre nel rispetto delle preferenze indicate dalla famiglia al momento di iscrizione del proprio figlio. In ogni caso le scuole e l’ufficio scolastico devono formalmente farsi carico di tutti gli alunni in egual modo e provvedere efficacemente al loro inserimento scolastico.

Nel caso capiti anche a tuo figlio di essere respinto dalla scuola, fai una segnalazione e rivolgiti agli avvocati dell’osservatorio contro i respingimenti scolastici di Bologna.

Come studenti, genitori, insegnanti e personale amministrativo delle scuole vigileremo sui casi di respingimento scolastico,  e sulle prassi che vedono la creazione di classi ghetto.

Per noi si tratta di evidente razzismo istituzionale che, sommato alle carenze strutturali di risorse destinate alla scuola pubblica, impone di attivarsi e denunciare i responsabili!

Osservatorio contro i respingimenti scolastici

Tel. 3396574312

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Primo marzo dei/delle migranti: manifestazione a Bologna, ore 15 Piazza dell’Unità

logomondojpg1SU LA TESTA!DSC_0104

IL PRIMO MARZO DEI MIGRANTI

È UN’OCCASIONE PER TUTTI!

 Il prossimo primo marzo torneremo in piazza. Lo facciamo dopo la tragedia politica del 3 ottobre 2013, quando la morte di centinaia di uomini, donne e bambini nel mare di Lampedusa ha reso evidente la spietatezza del regime europeo dei confini. Lo facciamo dopo la cosiddetta «emergenza profughi», che ha dimostrato che ogni regime «di emergenza» serve a costringere a una «normale» subordinazione e al silenzio chi cerca una vita migliore. Lo facciamo sapendo che i migranti non devono essere considerati solo come vittime che muoiono in mare o alle quali dare assistenza, ma sono una parte delle nostre società capace di lottare in solidarietà, prendendo possesso della loro vita, reinventando la democrazia. In Europa, in Italia e in particolare a Bologna i migranti hanno lottato con determinazione: per noi antirazzismo significa lottare con loro per affermare la possibilità di vivere, studiare, lavorare e muoversi in Europa come nel resto del mondo.

Questa lotta è oggi tanto più urgente quanto più l’austerità intensifica la precarietà e il razzismo istituzionale. La crisi economica e la sua gestione politica, a livello europeo e nazionale, hanno determinato l’impoverimento del lavoro, la riduzione del reddito, difficoltà abitative per tutti. Per i migranti, la crisi ha però aumentato le possibilità di perdere il permesso di soggiorno, essere rinchiusi nei CIE, perdere i contributi versati in anni di lavoro, scontrarsi mortalmente con il regime dei confini. Il recente referendum svizzero e il crescente razzismo inter-europeo sono effetti di queste politiche e del razzismo istituzionale che le sostiene. Si tratta di meccanismi di discriminazione e dispositivi di sfruttamento che non colpiscono solo i migranti, ma coinvolgono fasce sociali sempre più ampie e puntano a restringere ulteriormente l’accesso a reddito e diritti.

Il primo marzo del 2010, a Bologna e molte altre città d’Italia, centinaia di lavoratori e lavoratrici, migranti e italiani, hanno scioperato contro la legge Bossi-Fini. Lo hanno fatto nonostante l’opposizione di chi ha sostenuto che lo sciopero dei migranti è uno «sciopero etnico» e che oggi si schiera ancora dalla parte dei padroni. Questa lotta è andata avanti: con la battaglia ancora aperta dei lavoratori della Granarolo, con gli scioperi nei magazzini della logistica contro il sistema di sfruttamento delle cooperative, i migranti hanno dimostrato che il ricatto del permesso di soggiorno e del salario e la complicità delle istituzioni con il sistema che li sfrutta non sono sufficienti a fermarli. Dai posti di lavoro alle piazze i migranti hanno detto no alla precarietà dell’esistenza alimentata dal razzismo istituzionale: hanno rifiutato le discriminazioni nell’accesso alla salute, si sono opposti ai respingimenti scolastici e alle classi separate, hanno preteso il loro diritto d’asilo. Dai posti di lavoro alle piazze il primo marzo i migranti ripeteranno a gran voce che nessun CIE dovrà essere riaperto in Emilia Romagna e che tutti i centri di detenzione – a partire da quello di Ponte Galeria – devono essere chiusi per sempre.

Ostinatamente, in questi anni, migranti e italiani, precarie e operai, hanno realizzato pratiche di lotta che mandano un messaggio chiaro a tutti: alzare la testa contro sfruttamento, precarietà e razzismo istituzionale è necessario, alzare la testa è possibile! Il primo marzo tutte le realtà di Bologna e provincia sono invitate a raccogliere questo messaggio: per reinventare la solidarietà, per il diritto ad una vita degna per tutti/e, per stare dalla parte dei migranti senza ambiguità, dando spazio e visibilità alle loro lotte e alle loro rivendicazioni.

PRIMO MARZO 2014 – ORE 15.00

Piazza dell’Unità – Bologna

▪   per la rottura del legame tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno

▪   per la chiusura definitiva di tutti i centri di identificazione ed espulsione

▪   per la cittadinanza per tutti i figli e le figlie dei migranti nati e cresciuti in Italia

▪   per una legge sul diritto d’asilo che tuteli realmente richiedenti e rifugiati

▪   per un accesso universale alle cure sanitarie e all’istruzione 

CONTRO IL RAZZISMO ISTITUZIONALE CHE ALIMENTA SFRUTTAMENTO E PRECARIETÀ, SU LA TESTA!

 Adl-Cobas Emilia Romagna; Associazione lavoratori Marocchini – Bologna; Associazione Progré; Associazione Senegalese Cheikh Anta Diop – Bologna; Comunità pachistana – Bologna; Confederazione Cobas; ∫connessioni precarie; Coordinamento Migranti; Làbas occupato; Laboratorio OnTheMove; Rivolta il debito – Communia Network; Seminaria; SIM – Scuola di italiano con migranti Xm24; Spazio pubblico Autogestito Xm24; Sportello Legale XM24; Cs TPO; USI – lavoratrici e lavoratori anarchici; Vag61

Per adesioni primomarzobo2014@gmail.com

Scarica i volantini del Coordinamento Migranti cliccando qui

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Rassegna stampa Respingimenti scolastici – Atto 3

sim_xm24

Questi i primi articoli sul presidio/conferenza stampa di oggi:
http://www.radiocittafujiko.it/news/xm24-no-ai-respingimenti-scolastici

http://www.tgr.rai.it/dl/tgr/regioni/PublishingBlock-7fe62863-62cd-4276-9560-cfd75abeea68.html?idVideo=ContentItem-14b2ac8f-67b1-4ebb-a22f-d7da6c61e55e
(al minuto 8)

http://radio.rcdc.it/archives/respingimenti-scolastici-martinez-132625/

 

…che si aggiungono a quelli già pubblicati da dicembre ad oggi e che trovate qui e qui

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PRESIDIO-CONFERENZA STAMPA contro i RESPINGIMENTI SCOLASTICI: lunedì 3 febbraio alle ore 12

PRESIDIO-CONFERENZA STAMPA : lunedì 3 febbraio alle ore 12
davanti all’Ufficio Scolastico della provincia di Bologna, Via de’ Castagnoli 1, Bologna. Questo l’appuntamento chiamato da Scuola d’Italiano con MigrantiXM24, Coordinamento Migranti, Sportello LegaleXM24 e a cui molte altre realtà hanno aderito
<B>Scuola, crescono gli alunni stranieri<br>da settembre saranno 500 mila</B>
Nel giorno di apertura delle pre-iscrizioni alle scuole, lunedì 3 febbraio, convochiamo una conferenza stampa alle ore 12 davanti alla sede dell’Ufficio Scolastico della provincia di Bologna (Via de’ Castagnoli 1, Bologna), per denunciare che, anche se il singolo caso del bambino bengalese è stato risolto, nulla è stato fatto per risolvere i problemi strutturali che avevano causato la sua esclusione dalla scuola. Vogliamo quindi dire pubblicamente che siamo pronti a denunciare ulteriori casi simili e a lottare contro ogni discriminazione, avviando anche azioni legali con la richiesta di ingenti risarcimenti alle istituzioni inadempienti.

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BAMBINI E BAMBINE MIGRANTI FUORI DALLE SCUOLE DELL’OBBLIGO in Bolognina: L’AUTORGANIZZAZIONE POLITICA SMUOVE LE ISTITUZIONI! (Atto II)

A pochi giorni dal nostro comunicato stampa, che ha reso pubblica la vicenda del bambino bengalese per mesi escluso dalle scuole pubbliche bolognesi, sentiamo la necessità di ripercorrere e chiarire alcuni degli sviluppi mediatici e politici a riguardo.

A distanza di sole 24 ore dalla nostra denuncia gli uffici di competenza hanno magicamente individuato dei posti liberi nelle classi, posti che per mesi erano stati inesistenti!

Tutto ciò dimostra l’assenza, all’interno del sistema scolastico locale e nazionale, di una reale volontà politica volta a garantire l’inserimento dei migranti ed una effettiva parità di diritti tra cittadini italiani e non.

Come Scuola d’Italiano Con Migranti, riteniamo infatti che la celerità con cui si è risolta la faccenda del bambino sia la dimostrazione dell’implicito razzismo istituzionale che quotidianamente denunciamo e combattiamo.

La stessa CGIL ha confermato pubblicamente come le discriminazioni scolastiche rappresentino ormai la normalità, rendendo necessario l’interessamento di italiani per iscrivere figli di migranti nei nostri istituti scolastici. La domanda ci sorge spontanea: perché il maggior sindacato confederale italiano non ha denunciato a suo tempo tali situazioni? Come può convivere pacificamente con una situazione tanto grave?

Inoltre non ci convincono affatto le giustificazioni addotte dalla provveditrice Martinez, secondo la quale non esiste una procedura standard per far fronte a questo tipo di richieste. Come hanno giustamente sottolineato dall’ASGI, infatti, la legge è chiara e sancisce il diritto all’istruzione per tutt* e la possibilità di iscriversi in qualsiasi momento dell’anno.

Infine, di fronte al polverone mediatico sollevatosi negli scorsi giorni ed alla conseguente richiesta di interrogazione parlamentare al ministro dell’istruzione, sottolineiamo come ancora una volta la politica istituzionale ed il parlamento si muovano su pressioni ed istanze di quella auto-organizzata, auto-gestita e popolare. Sappiamo bene che si tratta di nient’altro che di strumentalizzazioni o di goffi tentativi di nascondere l’ormai disastrato sistema di welfare sociale, al contempo proteggendone i responsabili.

Per questi motivi, per noi questa vicenda non si concluderà affatto quando il ragazzino, il 7 gennaio, sarà finalmente tra i banchi di scuola, perché restano irrisolti i problemi strutturali che hanno determinato la sua esclusione da scuola per tutti questi mesi. Perciò continueremo a monitorare la situazione e la gestione delle scuole pubbliche di questa città ed a denunciare ogni nuovo caso di discriminazione al loro interno con tutti gli strumenti necessari.

Per la giustizia sociale!
Per la parità di diritti tra migranti e non!
Per la libertà di circolazione e di istruzione, contro i respingimenti scolastici!

SIM XM24
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